Il Chiostro della Cisterna

Usciti dalla Sacrestia, attraversando a sinistra un bel portale, scolpito da Domenico di Giacomo da Firenzuola e da Bernardino da Viterbo (1502), si entra nel chiostro.

A due ordini, quello in basso riecheggia lo stile gotico viterbese, quello in alto è rinascimentale puro.

Questo chiostro è detto, senza nessun fondamento, del Bramante.

Il visitatore, appena entrato, si sente invaso da una pace interiore impressionante.

Solo un grande artista avrebbe potuto realizzare ciò: Giuliano da Sangallo, quasi certamente l’autore del progetto, ha compiuto infatti un capolavoro.

Alla sua costruzione lavorarono numerosi e valenti maestri tra i quali m° Bartolino da Como, Giacomo di Sermona, Giacomo di Rempiccia e m° Danese da Viterbo, all’autorità del quale si deve se la parte inferiore (1481) riecheggia il chiostro di S.Maria in Gradi a Viterbo.

La parte superiore fu realizzata nel 1511-1513.

Attraverso tre archi ribassati si accede all’interno del chiostro.

Al centro è una cisterna, opera di Bruno di Domenico di Desiderio da Settignano e       m° Capo Corso. scalpellino (1508). Sopra l’architrave è scritto: " Qui bibit ex aqua hac sitiet iterum" cioè :" chi beve questa acqua avrà sete di nuovo ", con chiaro riferimento alle parole che di Gesù disse alla Samaritana.

Negli ambulacri inferiori sono affrescati numerosi miracoli, fatti dipingere dai frati, nel timore che andassero distrutte le tavolette votive presenti in chiesa.

Gli affreschi sono del XVII secolo.

Vi lavorarono sicuramente: Pompeo Carosi (1602), Camillo Donati (1603-1604), Ludovico Nucci (1607).

 

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