• Nel 1845 , il giornale " l’Abum " si interessa delle Fiere e scrive:

  • "…In due stagioni in cui la campagna è più gioconda, e più moderata l'atmosferica temperatura, questo villaggio acquista rapidamente e temporariamente un'affluenza di gente anche di men prossimi paesi, formasi si ricco emporio di variato commercio, che rappresenta una città improvisata.

    Ciò avviene nei 15 giorni successivi al dì di Pentecoste, e nei 15 successivi alla festa di s. Matteo ai 21 settembre, chiamato perciò la prima epoca Fiera di Pentecoste, la seconda di s. Michele.

    In que’ giorni un immenso numero di buoi, vacche, cavalli, asini, porci, capre e pecore forse di 40 o 50 mila cuopre tutta la collinetta e la valletta del prato della Quercia alle sponde d’un bel rivo, un grandioso fontanile, ed in parte all'ombra di grandi alberi.

    Il locale ribocca di bestiame e di popolo in continuo movimento onde per le progressive e variate accidentalità non potrebbe disegnarsi esattamente dal più abile paesista.

    I fondachi sono pieni di pannine, seterie, oreficerie, chincaglie, oggetti di vestiario, lavori metallici, cordami e più altre specie di merci mentre in sulla piazza i saltimbanchi si attirano i maravigliabili campagnuoli, ed il mondo elegante co' suoi cocchi si aggira a fruire di una campestre libertà, e spesso a spargere lampi di lusso, di bellezza e di galanteria.

  • Frattanto l’avidità del guadagno de' commercianti, il vapore dì bacco che trasparisce dalle faccie volgari, la varietà delle fisionoinie, le grida de' venditori ,gli urti della folla ondeggiante formano una scena, animatissima, variabilissima, piacevolissima…" (tratto dall’Album . Roma anno XII p.306-307- 1845)

    Altre notizie sulle fiere le troviamo ancora nell’Archivio Storico della Madonna della Quercia:

  • VOL. 107

    c.2

    ..Fu già arricchita questa santa casa[ Chiesa della Madonna della Quercia]..con thesori spirituali e temporali e molti romani pontefici quali non contenti d’essere venuti personalmente a riverir quivi la gran Madre di Dio come apparisce nelle croniche del convento volessero allettare i popoli ancora a far l’istesso col mezzo d’una pubblica fiera da celebrarsi due volte l’anno nel Campo Gratiano attorno detta chiesa e convento facendo liberi et esenti da ogni genere di gabelle e pesi tutti quelli che vi si condurranno con qual si voglia sorte di mercantie , animali et altre cose soliti a negotiarsi e mercantarsi in simile fiere come ampliamente appare da più brevi apostolici spediti sotto diversi tempi dalle felici recordi di Sisto IV, Giulio II, Leone X, Clemente VII, Paolo III, Pio IV, Pio V, Gregorio XIII e Clemente VIII sommi pontefici della gran madre chiesa universale, concedendo a dette fiere diversi privilegi confermati poi dal detto Clemente VIII …

    c.3t

    …Con dette concessioni dunque furno introdotti le fiere nel Campo Gratiano vicino la chiesa e convento si celebrano doi volte l’anno cioè una otto giorni avanti e otto giorni doppo la festa della Pentecoste e l’altra dalli 12 di settembre per tutto il giorno della festa di s. Francesco 4 d’ottobre come appare da suddetti brevi .

    Ma per commodità maggiore di mercanti negotiatori et altri come anco per utile di detto convento furno conceduti da padri diversi siti attorno detta chiesa a livello a 3a generatione mascolina ad effetto di edificarvi botteghe o case come ne appariscono pubblici istrumenti ne libri di detto convento , quali essendo stati fabbricati di mano in mano e ridotto il Campo Gratiano quasi in forma d’una terra habitabile per il numero di tanti alberghi vi si fanno hora solennemente e con gran concorso dette fiere…"

    c.11t

    Le memorie sono del notaio Biaggio Bassi ,scritte il 17 maggio 1657

    Il notaio, nel fare l’elenco delle botteghe in fiera giunto alla n° 198 scrive:

    " HOSTARIA GRANDE

    Questa è l’hostaria grande appigionata con parte del prato oliveto et horto ivi contigui a Britio di Silvio per pigione di scudi 80 di moneta l’anno . Non è soggetta ad altra giurisdittione e dominio che il medesimo convento e padri della chiesa della Madonna della Quercia,è libera et esente da ogni e qualsivoglia gabella peso e servitù e particolarmente dal pagamento del quatrino della foglietta non solo nel tempo delle fiere ma in tutto l’anno e stà sempre aperta per commodità di tutti quelli che vogliono hospitarvi, fu dotata di questo benefitio e privileggio da diversi sommi pontefici romani e specialmente dalla felice memoria di papa Gregorio XIII per un suo breve…

    E di poi confirmato et ampliato dal felice ricordo di papa Clemente Ottavo per altro suo breve …e di questa immunità et esentione della medesima hostaria il sopradetto convento e padri sono stati sempre come sono di presente in quieto et pacifico possesso e da monsignore A.C. specialmente deputato per l’esecutione delle cose contenute et ordinate in detti brevi ne hanno ottenuto più sentenze favorevoli assieme con il mandato di mantenimento particolarmente nell’anno 1653 per gli atti del Trotti e se bene la Comunità della città di Viterbo e suoi offitiali hanno preteso che detta hostaria fosse soggetta al pagamento della gabella del quatrino della foglietta imposta dalla felice memoria di papa Sisto V in virtù del chirografo e bolla sopra ciò spediti con tutto ciò detta pretensione si è resa vana perochè detti chirografo e bolla non comprendono in modo alcuno la detta Hostaria come privilegiata et esentata da altri sommi pontefici perché se l’intentione del medesimo Sisto V fosse stata diversa haverla fatta espressa mentione in detta bolla della derogatione degli esenti e liberi dal che ne segue la conclusione indubitata che detta Comunità e città di Viterbo … non hanno mai acquistato come non gli compete attione di sorte alcuna in detta hostaria e suoi conduttori et affittuarij tanto in tempo di fiere come in qualsivoglia altro, ne alcun giudice può esser giudicato in contrario stante la clausola sublata et il decreto irritante di detti bravi anzi che li medesimi chiesa convento e padri e da loro dipendenti per il continuato e pacifico possesso di tanti e tanti anni dell’immunità at esentione di detta hostaria hanno prescritta la libertà di non pagare detta gabella a meno di non soggiacere ad altra servitù o peso "

  • Anche Giuseppe Signorelli, uno dei più grandi storici viterbesi, si interessa delle fiere della Quercia e scrive:

  • " il Comune [ di Viterbo] adducendo a motivo che veniva defraudato del dazio, ne chiese ed ottenne la riduzione a soli 8 giorni ( 2 maggio 1520 – perg. 858 Com.- Marg. I c.260t) e più volte cercò di trasferirla in città fra le proteste dei frati ( Riforme XLV f.64t- 68 ; LII f.38-42t; LXIV f.22) ", quando lo storico viterbese fa riferimento al breve di Leone X del 12 gennaio 1516 [ e non 1513 come scrive il Monti] :

    Poi quando facendo riferimento a papa Paolo III , che concesse che la fiera si effettuasse due volte l’anno sia a maggio come a settembre, scrive:

    "… 8 giorni prima e dopo la Pentecoste e cinque innanzi e dopo la domenica successiva alla Natività della Madonna … ( Riforme XLII f. 341- Bandi I n.263- Bolla del 28 gennaio 1544).

    Giulio III confermò ciò il 4 settembre 1550, come da attestazione del 4 settembre del cardinale di Carpi; ed ugualmente Pio IV il 22 marzo 1560…( perg. 45 A.S.M.Q. – Riforme LXII f.89)…

    Al presente[1940] ha luogo in primavera nell’ultima domenica di maggio e dì successivi, e nell’autunno dal 20 settembre in poi…" ( Viterbo nella storia della Chiesa- vol. II parte II p.36 e seg.)

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