La Chiesa

Un’ampia scalinata ci conduce in chiesa; a fianco si erge il campanile.

L’insieme si presenta con una maestosità che lascia impressionati. Alla grandiosità del complesso fa riscontro la semplicità delle linee architettoniche, fuse in una armonia che testimonia il periodo di costruzione, il primo Rinascimento, e l’impronta di un grande artista quale autore del progetto della Basilica.

Chi ne fu l’autore? Bramante? Maestro Dane­se da Viterbo? Giuliano da Sangallo? Questi sono i nomi che la tradizione ci tramanda.

Bramante, riportato per la prima volta da  padre M. Nicolò Torelli nel 1725, sicuramente non era presente nella nostra zona nel periodo in cui venne progettata e si iniziò a costruire la chiesa. Giunse infatti a Roma alla fine del 1400.

Il secondo, M° Danese da Viterbo, nel periodo che ci interessa, 1469-1470, era un giovane muratore che fu poi chia­mato nel 1481 a costruire e non a progettare parte del Chiostro piccolo. Infatti, a proposito di questa costruzione, ebbe un grosso diverbio con altri muratori di Como, anch’essi chiamati a costruire il chiostro suddetto, che nel suo stile rivela un compromesso tra i costruttori; se il progettista fosse stato lui non ci sarebbero stati contrasti ma tutti avrebbero seguito le sue indicazioni.

Il terzo, Giuliano da Sangallo, già dal 1465 era stato accettato alla corte di Paolo II e, per suo incarico, aveva realizza­to importanti lavori a Roma.

 A  Firenze, sua patria,  era già apprezzato, in particolare dai Padri Domenicani.

Pertanto, dei tre nomi tramandati, Giuliano è l’unico che può aver redatto il progetto della Basilica di S. Maria della Quercia.

L’impostazione architettonica della chie­sa porta poi la sua firma: infatti egli fu uno dei più fedeli prosecutori dello stile del Brunelleschi e il Santuario della Quercia sembra una copia esatta delle chiese fiorentine di S. Lorenzo e di S.Spirito, opere del grande architetto fio­rentino.

Mancano, è vero, i disegni di Giuliano, che possano confermare tale ipotesi.

Più esattamente, ci mancano gli originali, perché, in verità, esistono delle copie redatte dal nipote Antonio da Sangallo il Giovane. Questi contribuì in maniera notevole alla costruzione del no­stro complesso monumentale, modificando ed ampliando il progetto iniziale,copiato forse  dallo zio, specialmente riguardo al Convento costruito accanto alla Chiesa; è una abitudine di Antonio copiare i disegni di chi ritiene degno della sua stima ed infatti esistono numerose copie da lui fatte  di disegni di Giuliano da Sangallo, di Bramante, di Michelangelo…(vedi volume sangallo)

Alcuni autori, che hanno scritto sul nostro Santuario, affermano che i sopracitati disegni di Antonio non sono dei disegni – progetto, ma solamente dei rilievi.

Essi sarebbero dovuti servire ad Antonio per i propri lavori da fare nella Chiesa, quando nel 1518 fu incaricato di realizzare il soffitto a cassettoni della navata centrale ed il nuovo Refettorio conventuale, quest’ultimo in sostituzione del vecchio, molto più modesto.

In effetti, forse,  fu in tale occasione che Antonio modificò il disegno di Giuliano, inserendo nel progetto originale molto meno presuntuoso, alcuni elementi nuovi ed ampliando il complesso monumentale con la progettazione del grandioso convento e del magnifico chiostro conventuale.

Gli autori sopracitati non si sono però accorti  di alcuni  macroscopici errori in quello che loro ritenevano un rilievo.

Infatti il pozzo del chiostro piccolo,  nel disegno, è posizionato al centro esatto, mentre, nella realtà, è spostato di circa due metri; il  chiostro conventuale , nel 1518 , non era ancora stato costruito , come anche le altre stanze del complesso monumentale presenti nel disegno.

Non hanno neanche saputo cogliere alcune interessanti indicazioni, che solamente chi aveva realizzato e partecipato alla progettazione avrebbe potuto sapere; per esempio: le altezze dei terreni su cui furono gettate le fondamenta, le misure precise dei conci da realizzare e, interes­santissimo, un numero, 18.000, all’interno della base del campanile, che è il suo costo, come si rileva dal disegno più preciso .(vedi anche il volume vasari  vol.5 pag 502)

Questa opera fu terminata, senza la piramide finale voluta dal progetto originale, nel 1484, anno in cui il nostro Antonio era ancora in fasce, essendo nato nel 1483 e non esistono documenti d’archivio che riportano tale spesa.

Possiamo così affermare, con una probabilità molto elevata, che l’autore del progetto della chiesa della Madonna della Quercia o è Giuliano da Sangallo, che realizzò tale capolavoro quando an­cora sentiva molto forte l’influenza di Brunelleschi, oppure è un autore senz’altro fiorentino, che  prende come esempio le due chiese brunelleschiane di S. Leonardo e  S. Spirito, che costruisce modelli in legno, i  soprastanti ai lavori vengono infatti  invitati  più volte dal Consiglio Comunale  a seguire il modello presentato dal progettista al Comune di Viterbo, che opera verso il 1469 nella zona del  Lazio Superiore e che è  apprezzato dai potenti del tempo . Poi tale primo progetto fu ampliato  da Antonio da Sangallo il Giovane che ideò la parte conventuale .In linea di massima , il progetto iniziale con  il successivo ampliamento furono  eseguiti fedelmente, con la supervisione occasionale, nel 1515, di Pietro Rosselli, amico di Antonio da Sangallo il Giovane e  lui stesso appartenente all’azienda dei Sangallo, che decise di far realizzare il frontone, forse da qualcuno non voluto;  poi, nel l555 vennero modificati da Nanni di Baccio Bigio,  anch’egli appartenente alla “setta sangalliana”, cioè ai seguaci della dinastia dei Sangallo (Giuliano, Antonio senior ed Antonio junior) che ridusse il disegno del convento e principalmente del chiostro grande, che poi venne detto del Vignola, forse perché questo grande maestro aveva assunto la direzione  dopo la morte di Antonio junior.In seguito, grazie all’apporto di numerosi grandi artisti, la