Miracoli
e grazie
operati
da Dio
per
intercessione
della
Madonna
della Quercia
in favore
degli abitanti
della
diocesi di
Civitavecchia
e Tarquinia
tratti da
manoscritti
e libri
secoli
XV-XVIII
INTRODUZIONE
Era consuetudine, a partire dal 1571, dare alle stampe
quasi ogni 10 anni i racconti dei
miracoli e delle grazie operati da Dio per intercessione della Beatissima
Vergine venerata come Madonna della Quercia.
I libri, di solito, erano scritti dai sacrestani
maggiori della Basilica della Quercia, testimoni dei racconti che i devoti di Maria facevano
nel momento che venivano a ringraziarla nel suo santuario per il miracolo ricevuto.
Quest’opera di divulgazione e testimonianza si è interrotta
con l’ultimo libro scritto dal domenicano francese padre M.Chery nel 1869.
Ho voluto riprendere tale consuetudine iniziando
a raccontare i miracoli e le grazie
ricevuti dagli abitanti di Roma, centro spirituale della nostra Fede e come
omaggio all’unica confraternita ancora esistente dedicata alla Madonna della
Quercia:
Poi sono passato a raccontare i miracoli che
Questa raccolta è dedicata alla Diocesi di Civitavecchia e Tarquinia ,
ricordando l’amicizia che mi lega a tanti abitanti di queste terre.
A tutti quegli amici che hanno provato la mistica dolcezza
della nostra Madonna della
Quercia, accanto alla quale qualcuno di loro si è formato , dedico questa mia
ricerca con la speranza, anzi la certezza che rivolgeranno a Gesù e alla Madre
celeste le loro preghiere per la mia
famiglia e per la comunità dei devoti di Maria.
Le storie sono riportate così come sono state scritte
all’epoca, volendo evidenziare la storicità del fatto e la freschezza, talvolta
l’ingenuità, dei racconti.
Come gli autori di una volta, anch’io ho voluto essere
il testimone dell’accaduto, desiderando riaffermare ciò in cui credo
fermamente: Maria, madre di Dio e madre nostra non ci lascia né ci lascerà mai
soli.
Per rafforzare tale concetto voglio riportare le
parole del grande poeta Dante Alighieri che nel XXXIII canto del paradiso fa
dire a san Bernardo:
Vergine
madre, figlia del tuo figlio
umile
ed alta più che creatura,
termine fisso d'eterno consiglio,
tu
se’ colei che l'umana natura
nobilitasti sì che '1 suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel
ventre tuo si raccese l'amore
per
lo cui caldo ne l'eterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se’ a noi meridiana face
di
caritade, e giuso, intra i mortali,
se’ di speranza fontana vivace.
Donna
se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia ed a te non ricorre
sua desianza vuol volar senz'ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente
al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s'aduna
quantunque
in creatura è di bontade.
Gianfranco Ciprini
CIVITAVECCHIA
Giacomo e
Pietro 1495
" Vicino a Civitavecchia era uno dracone
di smisurata grandezza quale occideva animali huomini, et non si poteva
praticare intorno alle marine, né si trovava modo d'ucciderlo non temendo
l'archibugiate: dui fratelli carnali Jacopo et Pietro d'Antonio Romagnoli per il danno che havevano ricevuto del occisione
del padre da questo mostro, et dal premio che si
dava a chi l'havesse occiso:
confessati et comunicati, et
con la devotione della Madonna Santissima della
Quercia affrontarono il drago. Jacopo con lo stocco passò nella bocca del
drago fino al orecchio: et Pietro con l'accetta
tirò alla testa et li tagliorno
il capo, ne il veleno dei drago, ne la puzza ne altro apportò loro
nocumento: il tutto fu attribuito a miracolo della Madonna della Quercia. Portorno il voto in tavoletta che anco
si vede l'anno 1521 [ 1495]". E’ dipinto anche nella lunetta
n. 13
del Chiostro della Cisterna.
(Acquerello- 1686- Tratto dal
“Libro dei Miracoli” p.182 Bibl. Besso
Roma)
Vedi anche : ms. Bandoni, c. 29; Bandoni 1628, p. 27; Gallesi 1642, p. 16; Malanotte 1666, p. 20; Peroni 1685, p. 20; Borzacchi 1696, p. 20; Torelli 1793, p. 233; Chery 1869, p. 147.
Bandoni ms cc.29 e 29v
Bandoni 1628 pp26-28
Chery pp.147-150
Ottavio
Alemanni – 1632
Bandoni 1634 p.55-56
A di 16 settembre 1632. Ottavio Alemanni
da Casale di Monferrato , habitante in Civita Vecchia disse che a di 4 d’agosto
passato, li venne male alla gola, che non poteva nemeno inghiottire la saliva,
et era una scarantia tanto pericolosa, che da tutti era tenuto per morto. La
moglie lo votì alla Madonna della Quercia , subito guarì.
Carlo
Felice Malatesta – 1633
Bandoni 1636 p.95-96
Basilica di S.Maria della Quercia -Ex voto in argento di Carlo F.Malatesta
A.S.M.Q. vol.113 c. 70v
Quadro d’argento del signor Marchese
Malatesta
Ricordo come a di 18 ottobre il signor
Marchese Carlo Felice Malatesta luogotenente del Eccellentissimo Don Tadeo
Barbarini, portò un voto d’argento di peso di due libbre e mezo bellissimo ove
sta il detto in habito di solsdato, con
una bella Madonna della Quercia per gratia ricevuta della ricuperata sanità
alli 16 d’agosto passato stando egli periculoso di morte come più longamente
appare nel libro de miracoli essendo priore il padre fra Tomaso Buratti e
sagrestano fra Tomaso Bandoni
Giovan
Battista Caraffa e
Ottavio
Calzati
1639
V. Malanotte p. 182
Torelli 1725 p. 313
Lucrezia
di GiovanAntonio
1671
Peroni 1682 p.227
Antonio
Domenico Bussi -1695
Torelli 1725 p. 248
Lo stendardo turco donato dal Bussi,
ancora oggi esistente nella basilica
della Madonna della Quercia
Domenico
Turchini -1695
A.S.M.Q. vol.127 c.26v
A di 30 marzo 1695
Domenico Turchini romano habitante in
Civitavecchia fu sorpreso da una discesa in un ginocchio, che aprendogli piu di
sessanta piaghe rendeva nausea non solo a chi lo vedeva ma anche all’istesso
patiente, e benchè più rimedij vi adoprasse il tutto però fu sempre senza
frutto finchè facendo voto a questa Beatissima Vergine senz’altro rimedio si
disseccarno le piaghe e rihebbe la perfetta sanità.
Fra Antonino Borzacchi Sagrestano
maggiore
Torelli 1725 p.261
Giuliano
Palanca -1717
A.S.M.Q. vol.127 c.61 v
Maggio 1717
Giuliano Palanca di Civita Vecchia
ritrovandosi infermo dieci anni sono per lo spazio di sette giorni con febre
continua con pericolo di vita, ricorse in tal necessità all’intercessione della
BeatissimaVergine della Quercia et in breve ricuperò la salute. La stessa
grazia ottenne per l’intercessione dell’istessa Beatissima Vervine anche nel
mese di novembre prossimo passato; onde per tali reiterati favori riceuti è
venuto in questo giorno dicissette Maggio a ringraziare
Fra Angelo Maria Crispoldi Sagrestano
maggiore mano propria.
Cecilia
Rocchi -1788
A.S.M.Q. vol.127 c.
Cecilia Rocchi nativa di Viterbo
maritata in Civitavecchia di anni trentatrè nel mese di agosto 1788 infermatasi
gravemente con febre maligna e spedita affatto dai medici, stava il curato per
raccomandarle l’animatenendo per certo attesa la attuale gravissima sua
infermità che rendesse l’anima al suo Creatore . In questo pericolosissimo
stato la donna si rammentò delle grandissime grazie e strepitosi miracoli fatti
in ogni tempo da questa Santissima Vergine e immantinente conforme mi ha detto
in confessione notabilmente sentirsi megliorare. E il suo meglioramento crebbe
in maniera che pochi giorni dopo perfettamente ristabilissi in salute.Et in
questo giorno 8 di settembre 1788 è venuta a fare le sue divozioni e
ringraziare
TARQUINIA
(Corneto)
Oliviero
Pace -1479
Bandoni 1636 pp.3-4
Borzacchi pp.11-12
Torelli 1725 pp.152-153
A.S.M.Q. pergamena A21
A.S.M.Q. vol. 128 c. 435
A.S.M.Q. vol.115 c. 6
A.S.M.Q. vol.120 c.22 - 1596
Quaranta
persone -1491[1503]
" [1503]L'anno 1491 fuora
di Cometo dalla porta di S. Lucia per la via che
va alle lumiere erano sotto una grotta da 40 persone corse per la pioggia, et tempo che fulminava saette, si allamò
detta grotta al improvisio che niuno potè scampare et tutti
gl'accolse sotto, uno dei quali gridò, et disse
Madonna della Quercia aiutate !ne et questi, et tutti poi insieme gridorno
Madonna della Quercia aiuto, fu sentito il rumore corseno
gente in aiuto et molti da per loro uscirno et non ci fu chi fusse leso ne struppiato in
alcuna parte dei corpo. Miracolo che ogni persona raccontava che li pareva
stare tra la bambace et
piuma: et questo fatto fu posto nella taula in chiesa da me F. Tom[as]o Bandoni veduto, et notato et dal pittore che
ha dipinto questa rovina, et tutte le figure si
sono cavate dalli originali". L'anno è controverso: il Bandoni
1628 lo fissa al 1503.
(Acquerello- 1686- Tratto dal
“Libro dei Miracoli” p.208 Bibl. Besso
Roma)
Vedi anche: ms. Bandoni, c. 38; Bandoni 1628, p. 44; Gallesi 1642, p. 94; Malanotte 1666, p. 3 1; Peroni 1685, p. 3 1; Borzacchi 1696, p. 35; Torelli 1793, p. 252.
Bandoni 1628 pp.44-45
Borzacchi p.35 Torelli
1725 pp.309-310
Giacinto
Scarpellotti -1628
Bandoni 1631pp.172-173
Pietro di
Domenico -1629
Bandoni ms. c.39v
Malanotte p.188 Torelli 1725 p. 303
ALLUMIERE
Antonio d’Ambrogio
- 1596
Bandoni ms c.117v
Bandoni 1628 p.183
MONTALTO
di Castro (VT)
Pacifico
Caprini – 1536
"Pacifico Caprino corso da Montalto
ritrovandosi malato nel convento della Madonna della Quercia con febbre
acuta con grande sete, si levò di letto, et rimirando la cisterna diceva o
Madonna della Quercia vorrei bere della vostra acqua ne havendo chi ce la
portasse, venne un giovanetto et li disse che
( Acquerello-
1619-tratto dal “Libro dei Miracoli” p.134 - Bibl. Besso - Roma )
ASMQ vol.115 c43-43v
1545
Nota come l’anno 1545 i di 22 di
dicembre messer Pacifico da Montalto
manifestò et disse in presenza del padre priore frate Francesco Dini da Firenze
et il padre sottopriore frate Genesio da Lucha et del padre frate Philippo Peraccini da Pistoia sindico del
convento, et d’altri frati qualmento trovandosi il predetto messer Pacifico
corso da Montalto capitano et bargello della piaza di Viterbo, si infermò di tal
sorte, che persa ogni speranza del conseguire la pristina sanità, si fe portare
qua al convento, et sytando in una cammera in sul pontile facto spacciato da
dui peritissimi medici, un giorno in sul mezzo di stando il supradecto messer
Pacifico con una grandissima arsione, et sete inenarrabile, essendo lassato
solo dal infermario et servidori in nel lecto in tanta debilità et magrezza che
il corpo tochava le reni et non havia volsuto altro che bere, et nemo illi
dabat de consilio medicorum, sentì muover le sechie della cisterna, onde si
deliberò di uscir de lecto il meglio che posseva, et uscito della cammera
gittarsi dal pontile giu nel chiostro dove era la cisterna, et tucto tracto
dalla inestinguibil sete, et venuto alla porta della camera nudo, si fermò et
vedde dui che tiravano l’acqua vestiti di camice bianche alla contadina, et
tratta una sechia uno di quelli comincia a bere, il che vedendo messer Pacifico
si raccomandò alla Madonna et voltandosi a quelli che bevevano diceva “ O
ASMQ vol. 113 c.8v-9
Giovan
Battista Caprini – 1623
Bandoni 1628 p.114
Giovan
Giacomo Cordelli – 1581
“ L'anno
1581, un frutto piccolo figlio del Sig. Cesare Cordella detto Giovan Giacopo
di anni tre in circa, stando in braccio a una giovanetta serva di casa, la
quale si nominava Hipolita di Lanzi,mentre che stava sopra il primo porticale
con detto putto affacciata, quale era alto più di venti braccia, nel
cortile abbasso stava un certo huomo con un canestro di frutti, il quale
veduto dal putto, fece tanto impeto, e movimento e frutti, che traboccò e
cascò con l'istessa serva abbasso nel cortile, il che veduto, mosse tanto
la madre a pianto e gridi, chiamando
Acquerello- 1619-tratto dal
“Libro dei Miracoli” p.218 - Bibl. Besso -
Roma
Giovan
Giacomo Cordelli – 1616
Cordelli GianGiacomo – Lunetta ChiostroFontana
Bandoni 1628 p.189
Torelli 1725 pp. 249-250
Camillo di
Benedetto– 1628
Bandoni 1631 p.186
A di
detto[3 giugno 1629] Camillo di Benedetto da Montalto disse che del mese di
Settembre passato 1628, gli venne un male al naso, il quale crescendo tuttavia
gli consumò in tal maniera il naso che lo ridusse in pericolo di morte, et
ancorchè havesse applicati molti rimedij, niente gli giovorno: pregò anch’egli
questa gloriosa Madre a volere operare in lui gli usati effetti, domandandoli
la sanità, e fu ancor egli sanato, portando pertanto benefitio il suo voto, e
la sopradetta relatione.
Marco
Carpentieri – 1629
Bandoni 1631 pp.178-179
Et a 27
del sudetto mese[ gennaio 1629] comparse Marco Carpentieri da Montalto di
Farnese, il quale disse che il mese di gennaro passato essendo ammalato per
essere travagliato in ambedue le gambe, che non trovava riposo, e non poteva ne
anco giacere in letto, tenendo per un mese continuo le gambe alzate alla
muraglia, poiché quando le abbassava gli pareva di havere la corda, e non si
trovava da i medici cosa che gli giovasse, parendole che l’ossa delle sue gambe
fossero ripiene di dolore; et havendo invocata
Vincenzo
Panicale– 1629
Bandoni 1625 ms. cc.120- 120v
...è sopra di questa
quercia [ Gesù] fanciullino con una rondinella in mano stando in gremio della
Madre seggio di misericordia, non per altro pare che vi stia se non per
accogliere li caduti, et a quelli donare la sua misericordia, come si vede al
presente d’un certo huomo viterbese detto Vincenzo Panicale pittore, il quale ritrovandosi in
Montalto a dormire in una casa alli due
hore di notte gli cascò adosso tutta la casa con due palchi, e le pareti in tal
maniera si sentì il peso sopra di se, che non potendo raccomandarsi con la
lingua con il cuore invocò Christo e
Bandoni 1636 pp.50-51
Antonio di
Natale– 1699
ASMQ vol. 127 c. 29
A dì 18
agosto 1699
Antonio di
Natale da Imola habitante in Monte Alto di Castro essendo infermo gli venne un
male grande negli occhi che lo privò totalmente della vista et andava per Monte
Alto con la guida, essendosi
raccomandato con fede viva a questa Beatissima Vergine della Quercia, recuperò
la vista et venne qui in persona et portò il voto di argento et io sono
testimonio di questa.In fede
di Antonio Natali
Fra
Filippo Maria Gonzales sagrestano maggiore mano propria
Francesco Caminati– 1733
ASMQ vol. 127 c. 71v
A dì 27 ottobre 1733
Francesco
Caminati da MontalAlto d’anni
trentacinque essendolgli venuta una fistola nell’occhio destro, accompagnato
con una febre maligna, disperato da medici. Ricorse alla fonte delle gratie di
questa Beatissima Vergine unico conforto nelle bisogna. Immediatamente pigliò
il legno con viva fede , ricuperò la sua salute.
Fra
Innocenzo Gorizutti sagrestano maggiore mano propria
TOLFA
Bartolomeo
di Silvestro - 1510
"Bartolomeo di Selvestro
picconiere Mantovano ritrovandosi alla cava della lumiera a lavorare venne
a parole con duoì suoì compagnì, qualì doppo molte parole ingiuriose lo ferirno
con tre ferite mortali una delle quali passava da banda della spalla destra
fino al petto, et altro suo compagno li diede di
una pietra in tre parte della testa come si vede, acciacata
tutta et lasciato per morto; et
mentre che era ferìto dìceva
Madonna della Quercia vi raccomando l'anima mia et
perdono a questi miei compagni. Onde doppo li
comparve una donna vestita di bianco quale levò su il detto Bartolomeo et li disse che non dubitasse che Condotto alla Tolfa dal cerusico
fu tenuto spedito, et il giorno di poi si trovò
sano et salvo; et venne
a rendere gratie alla Madonna facendo il voto che
anco si vede con la relatione
di questo fatto nel 1510 allì 8 dì Marzo. Ita est F. Thom[asius] Ban[donius]"
Acquerello- 1619-tratto dal
“Libro dei Miracoli” p.58 - Bibl. Besso -
Roma
Vedi anche : ms. Bandoni, c. 63;
Bandoni 1628, p. 91; Malanotte 1666, p. 56; Peroni
1685, p. 54; Borzacchi 1696, p. 70, Torelli 1793, p.
172.
Bandoni ms c.63
Bandoni 1631 p.36
Bastiano Martorelli– 1629
Bandoni 1634 p. 8
Cristofaro
d’Agostino – 1630
Bandoni 1634 pp.19-20
Domenica
Miglini – 1641
Basilica della Madonna della Quercia –
Tav. 108
Peroni pp.186-187
Torelli 1725 pp.329-330
Fra
Modesto da Viterbo – 1666
B. 'Fra Modesto da Viterbo, laico capuccino nell'andare dalla Tolfa
a Civitavecchia per strada fu sorpreso d'improvviso
tremore de membri attratto nelle mani e perso dal mezzo in giù con
reiterati accidenti mortali raccomandatosi alla B. Vergine della Quercia
in breve recuperò la pristina sanità, restando di forze più vigoroso di
prima [26 Ottobre 1666]".
Acquerello- 1619-tratto dal
“Libro dei Miracoli” p.203 - Bibl. Besso -
Roma
Vedi anche : ms. 127, ad annum;
Peroni 1685, p. 219; Borzacchi 1696, p. 286; Torelli
1793, p. 206.
ASMQ vol.127 c.14
ASMQ vol.127 c.14
A di 26 ottobre 1666
Comparve fra Modesto da Viterbo
Cappuccino laico il quale riferì che partitosi dal loro convento di Tolfa per
andare verso Civitavecchia, e discosto circa due miglia lontano di quel paese,
ecco al improviso si sentì mancargli la vista con tremore di tutte le mambra,
fu attratto nelle mani e perso dal mezzo in giù, dove si fermò col suo
compagno; et per esser vicino in quel luogo
la consolò questa gran Madre di Iddio
con la buona nuova che presto gli arrivò qualmente il suo figlio era guarito dall’attrato
delle membra, e se bene li restò qualche deboleza (con tutto che caminava solo
con un bastone) in termine di 40 giorni ricuperò la pristina sanità e restò più
gagliardo di prima.