Miracoli e grazie

operati da Dio

per intercessione

della

Madonna della Quercia

in favore degli abitanti

della Calabria

tratti da

manoscritti e libri

secoli XVII-XVIII

 

 

 

 

GALERA  (RC)

 

Donna Caterina di Domenico Dorelli - 1630

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


T. Bandoni 1634 p. 22

 

 

 

 

 

A di 11 di settem bre 1630. Donna Caterina di Domenico Dorelli da Galera, disse che a di 8 d’agosto passato tornando a casa sopra un cavallo, cascò sopra pietre vive e si ruppe la testa, et il viso mandava fuori copia di sangue dalla bocca, tramortì quivi rimanendo come morta; fu chiamato il confessore avanti che fosse condotta a casa, et prima che fosse medicata il suo marito la raccommandò alla Madonna della Quercia, et in breve sanò, et venne con suo marito a dar questa relatione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giovanni Puncino – 1637  

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


G. Gallesi 1642 p. 80

 

 

Doppo pochi giorni che si registrò questo fatto, si udì quest’altro, che è di molta maraviglia, poiché comparì in questo sacrato tempio Giovanni Puncino da una terra chiamata Galera, con un suo compagno dicendo e affermando per verità come nella piazza della soddetta terra gli fu da vicino sparata una archibugiata, cogliendoli con la palla la falda del cappello, senza farle nocumento alcuno, invocò però in quel punto in suo aiuto la Madonna della Quercia, ma il nemico avvedendosi di non haverlo ferito e morto, come voleva, diede subito mano a una tagliente accetta per far quello che non haveva operato l’archibugio, e bramoso di effettuare l’ultimo colpo alzò l’accetta alla volta del capo, lassandola cadere sopra con grand’impeto e furia: l’affrontato per defendere il capo, espose al pesante colpo il braccio sinistro, sopra del quale con tal’impeto precipitò l’accetta che lo passò dall’una all’altra parte, fu la vista di quel spietato colpo non solo horrenda e compassionevole, ma anche prodigiosa poiché l’accetta talmente si fermò nel trapassato braccio che come incarnata con quelle sanguinate e molle carni, non potè dal braccio esser’estratta dall’assalitore, ancorché vi provasse di estrarla e restò ivi l’accetta che così piacque a Maria, acciò egli non tornasse a ferir di nuovo quel suo devoto, quale con sue proprie mani pigliando l’accetta, con gran facilità la levò dal ferito braccio; il nemico confuso di questo fatto si pose a fuggire, né qui fermorno le meraviglie, poiché tutto il tempo che il detto Giovanni portò le ferite, mai sentì dolore; anzi fu medicato senza pur sentire un minimo duolo ne febbre quantunque egli fusse tenuto per morto e come tale alla propria casa condotto; fu nondimeno da questa Serenissima Imperatrice aggratiato e sanato perfettamente senza alcun stroppio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


V. Peroni 1685 p. 167

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MENNICINA [ Mendicino](CS)

 

 

Giustina de Nardis - 1693

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


A.S.M.Q. Vol. 127 c.26

 

A di 16 settembre 1693

Comparve in questa chiesa Domenico di Gaudio della terra di Mennicina della provincia di Calabria Citra e narrò qualmente trovandosi la di lui moglie Giustina di Nardis gravemente ammalata anzi disperata da medici con essergli detto che egli la raccomadasse alla Beatissima Vergine della Quercia benchè egli da principio quasi se la ridesse , pur essendogli dato un libretto de miracoli di questa Beatissima Vergine, quando intese tanti gran prodogij ne fece voto di venirla a visitare e subito elle perfettamente guerì, ma poiché detto Domenico voleva poscia differir di soddisfar  il detto voto, tornigli una gravissima infermità di flusso, ma facendo di nuovo il voto di venirla subito a visitar ricevé la pristina sanità.

Io Domenico di Gaudio mano propria

Fra Antonino Borzachi lettore e sagrestano maggiore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


A. Borzacchi  pp. 325-326

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


N.M.Torelli 1725 p. 173-174

 

 

 

 

PAOLA(CS)

 

 

 

 

Giuseppe Scorza - 1748

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

A.S.M.Q. vol. .127 c. 75v

 

 

 

 

 

A di 16 marzo 1748: Gioseppe Scorza della città di Paola in Calabria preso schiavo dalli corsari tunesini, ove dimorò per lo spazio di dodici anni con estremi patimenti, di fatighe, strapazzi, battiture, ingiurie e maltrattamenti, raccomandatosi a questa Beatissima Vergine di cui era devoto, avendo fatto il merciaro in Viterbo, ottenne al fine quasi miracolosamente la libertà; ed in questo suddetto giorno è venuto a rendere le dovute grazie alla Beatissima Vergine, ed ha lasciato la sua catena con la maniglia di qrgento di peso di onze sei; quale è stata adattata in un quadretto, ed è stato posto sopra la cappella della Beatissima Vergine fra li festoni dalla parte dell’Evangelio:

Fra Angelo Maria Crispoldi sagrestano maggiore mano propria

 

 

 

 

 

STILO(RC)

 

 

Pietro Sacco - 1714

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


A.S.M.Q.Vol. 127 c.57v

 

 

 

 

 

 

A di 3 decembre 1714

Comparve un giovane della città di Stilo in Calabria chiamato Pietro Sacco d’anni ventisette, il quale stando per soldato dell’Imperatore nella città di Barcellona, et essendo per disertare dall’esercito, gli fu tirata un’archibugiata, che gli colpì nella polpa della gamba destra, e per non poter caminare fu portato da un suo compagno da quattro miglia per imbarcare et andare in Sardegna alla città di Larghera, ove stiede per quindici giorni nell’ospedale; indi partito, et imbarcatoper Livorno arrivò alla città di Fiorenza, ove commorò nell’ospedale di Santa Maria Nuova per dieci mesi, et ivi fu medicato per cavar fuori la palla, e di già cavata vi entrò la corruzione, si profondò la piaga fino a vedersi l’osso, e cavate due piccole ossa fu medicato per tre mesi. Indi auto licenza gli fecero una gamba di legno da poter caminare, e partito da Firenze gli fu detto da un milanese, che passando per Viterbo venisse alla Beatissima Vergine della Quercia che averebbe riceuto la grazia; onde arrivato in detta città, riceuto nell’ospedale de calzolari, et ivi riposatosi per un giorno, venne il sudetto giorno alla Beatissima Vergine ad ore dicinnove, et entrato in chiesa facendo orazione alla Madonna, chiamò il sagrestano acciò lo facesse entrare dentro la cappellina della Madonna, et ivi raccomandatosi con viva fede alla Beatissima Vergine promise di lasciare la gamba di legno, et una stampella in segno della grazia, che desiderava di ottenere, et uscì dalla cappellina, e partito anche dalla chiesa senza adempire la promessa , passata la fontana della piazza, et ivi ricordatosi della promessa, con viva fede ritornò a dietro, e sedutosi su  li gradini delle scale della chiesa si levò la gamba di legno, subito principiò a caminare senza la detta gamba e senza stampelle, e rientrò in chiesa a ringraziare la Beatissima Vergine e dal sagrestano fu veduto caminare senza li predetti istrumenti. Per tanto la mattina seguente quattro decembre ritornò a fare la sua devozione e lasciò la gamba di legno con la stampella in segno della grazia riceuta, che si conservano in chiesa. E ciò ha detto in presenza di fra Giacinto converso sottosagrestano, di fra Ludovico terzino e di altre persone secolari.

Fra Marco da Gildone Priore e registratore del miracolo in assenza del padre sagrestano maggiore

Ego frater Ernestus Schmocka ordinis praedicatorum filius conventus Vratislaviensis testor quod meis oculis videram hominem  claudiem intratem in Ecclesiam Sanctae Mariae de Quercu quem secutus inveni in ecclesia sanum, et incolumem, mihique offerentem substentacula sibi, suique corpori servientia, quam oblationem, utpote hoc in conventu ignotus ad superioris dimisi pedes, et pro confirmatione me propria manu et secundum conscientiam meam me subscribere conabar, uti supra frater  Ernestus

Schmocka ordinis praedicatorum die 3 decembris 1714

 

 

 

CALABRIA

 

Valentino Orsino - 1628

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


T. Bandoni 1631 pp. 161-164

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


T. Bandoni 1636 pp.79-81

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angelo Angeli - 1629

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 


T.  Bandoni 1631 pp. 175-176

A  29 di aprile 1629 . Giovanni di Angelo Angeli calabrese, fattore de signori Mattei  in campagna, essendo stato 3 anni male con doglie tanto crudeli , che non  poteva mavere passo se non haveva le croccie, essedo una infermità che penetrava insino  dentro alle midolle delle ossa chiamato morbo gallico, e dopo haver fatto stufe, preso medicine, e fatte altre diligenze per sanare, nessuna cosa gli giovava; onde ridotto a tale che non poteva molto prolungar la vita: ricorse perciò alla gloriosa Vergine, la quale non indugiò a mandarli la sua divina gratia; poiché subbito ricevè la desiata sanità e da Roma se ne venne con i proprij piedi a questo santo luogo, portando in mano le croccie, le quali sono appese in chiesa e di questo fatto se n’è presa la relatione secondo il solito a gloria di Dio e di questa gloriosissima Vergine