Miracoli e grazie
operati da Dio
per
intercessione
della
Madonna della Quercia
in favore
degli abitanti
dei paesi appartenenti
al
Ducato di Castro,
tratti da
manoscritti e libri
secoli XVI-XVIII
a cura di Gianfranco Ciprini
INTRODUZIONE
Era consuetudine, a partire dal 1571, dare alle
stampe quasi ogni 10 anni i
racconti dei miracoli e delle grazie operati da Dio per intercessione della
Beatissima Vergine venerata come Madonna della Quercia.
I
libri, di solito, erano scritti dai sacrestani maggiori della Basilica della
Quercia, testimoni
dei racconti che i devoti di Maria facevano nel momento che
venivano a ringraziarla nel suo santuario per il miracolo ricevuto.
Quest’opera
di divulgazione e testimonianza si è interrotta
con l’ultimo libro scritto dal domenicano francese padre M.Chery nel 1869.
Ho
voluto riprendere tale consuetudine iniziando a raccontare i miracoli e le grazie
ricevuti dagli abitanti di Roma, centro spirituale della nostra Fede e come
omaggio all’unica confraternita ancora esistente dedicata alla Madonna
della Quercia:
Poi
ho continuato con quelli ricevuti dagli abitanti del Ducato di Castro, un segno
di gratitudine e di amicizia fraterna
verso Romualdo Luzi
,commissario straordinario del
Consorzio per la gestione delle biblioteche , comunale degli Ardenti e
Provinciale "A. Anselmi.
Le
storie sono riportate così come sono state scritte all’epoca,
volendo evidenziare la storicità del fatto e la freschezza, talvolta
l’ingenuità, dei racconti.
Come
gli autori di una volta, anch’io ho voluto essere il testimone
dell’accaduto, desiderando riaffermare ciò in cui credo
fermamente: Maria, madre di Dio e madre nostra non ci lascia né ci
lascerà mai soli.
Per rafforzare tale concetto voglio riportare
le parole del grande poeta Dante Alighieri che nel XXXIII canto del paradiso fa
dire a san Bernardo:
Vergine madre, figlia del tuo
figlio
umile ed alta più che
creatura,
termine fisso d'eterno consiglio,
tu se’ colei che l'umana
natura
nobilitasti sì che '1 suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l'amore
per lo cui caldo ne l'eterna pace
così è germinato questo
fiore.
Qui se’ a noi meridiana face
di caritade, e giuso, intra i
mortali,
se’ di speranza fontana vivace.
Donna se’ tanto grande e
tanto vali,
che qual vuol grazia ed a te non ricorre
sua desianza vuol volar senz'ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fiate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s'aduna
quantunque in creatura è
di bontade.
I
Gennaio 2009 Festa di Maria
Regina della Pace
Gianfranco Ciprini
CASTRO(VT)
Fabrizio
Bartolucci – 1554
.Fabbritio Bartolucci da Valentano posto
alla corda ingiustamente querelato di ladro et assassino di strada, in Castro
imprigionato, doppo havere havuta la corda più volte con ferro messo
a piedi comparsero due falzi testimoni contro di esso il quale si
raccomandò alla Madonna della Quercia acciò che manifestasse
la verità. Quelli testimoni falzi diventorno spiritati, et il
demonio per bocca di quelli diceva che Fabritio
era innocente et che havevano detto il falzo. Così si trovò
la verità del fatto, et alla Madonna della Quercia furno liberati et
detto Fabritio portò il suo voto l'anno 1554
( Acquerello- 1619-tratto dal “Libro dei Miracoli”p.96 - Bibl. Besso - Roma )
Antonio di
Pasquino – 1633
(T. Bandoni 1634 p. 86)
A di 21 detto[ marzo] .
Antonio di Pasquino da Cantiano disse , che la domenica avanti la quadragesima
di quest’anno 1633, ritrovandosi in Castro di notte, venne alle mani con
un suo inimico, e rimase ferito con doi stoccate una nella zinna destra, l’altra di
sopra al bellico. Il medico, che n’haveva curato giudicava pericoloso per esser le botte mortali.
Onde Antonio conoscendo,
che per aiuto humano viver non poteva, ricorse con devoto affetto alla
benignità di Maria, dalla quale di subito ricevè la gratia,
essendo sanato senza stroppio alcuno, venne per segnalato benefitio a render le
dovute gratie a questa Vergine, visitandola scalzo con molta devotione,
portandovi il suo voto.
Mariano
d’Orsino – 1633
Mariano D'Orsino da Pontremoli con
un suo compagno fu posto in prigione nella città di Castro dove
stiede carcerato cinque mesi e mezzo ma racomandandosi alla B. Vergine
della Quercia, gli venne subito pensiero di tentar l'uscita e li parve che
li ferri si spezzassero come fragil vetro, facendo
forza alla porta uscì dalla secreta. E raccomandandosi di nuovo alla
Madonna col suo compagno, acciò non havessero impedimento dall'altre porte della prigione, o scoperti dal
carceriere: quali trovorno le dette porte aperte senza esser visti da
alcuno. Portò il detto Mariano il voto con la relatione 1576[
1633]".
( Acquerello- 1686-tratto dal “Libro dei Miracoli”p.95 - Bibl. Besso - Roma )
(T.Bandoni 1636 pp. 121-122)
ARLENA (VT)
Silverio
di Cristoforo - 1629
(T. Bandoni 1631 p.187)
A di detto[3 Giugno 1629] un certo Silverio di Cristofano
d’Arlena comparse e con gra devotione raccontò che essendo stato
ammalato e piagato d’ambe due le gambe per lo spatio di 3 anni , che non
trovò mai ne medico ne medicina che lo sanasse, non potendo caminare, ne
fare i fatti suoi, onde dopo che hebbe speso quasi tutto il suo per guarire,
ricorse con molte lacrime alla Madonna della Quercia dalla quale sperava di ottenere
la pristina sanità; né indugiò molto il divino aiuto ,
poiché in breve tempo sanando, egli stesso venne con i proprij piedi a
rendere gratia a questa gloriosa Vergine e diede la sudetta relatione come
sopra
Felice
Ambrosi - 1632
(T.Bandoni 1634 p.61)
A di 14 ottobre 1632. Donna Felice
Ambrosij, moglie del Capitan Sabbatino d’Arlena, disse che essendo stata
ammalata di febbre continua più d’un’anno, s’era di
maniera consumata, che solo la pelle e l’ossa gl’era rimasta. Et
anco come molti dissero era specie di goccia, non trovando rimedio alcuno
giovevole, ancorché di molti n’havesse esperimentati. Ricorse alla
Madonna della Quercia la quale benignamente la visitò con sanarla,
havendola anco per l’addietro liberata da un’altra infermità
mortale
Antonia di
Panfilio - 1633
(T.Bandoni 1634 p.106)
Nell’istesso giorno [
15 maggio 1633], Antonia di Panfilio d’Arlena d’anni 32 disse
d’esser stata spiritata nove anni continui, et ancorché da molti
in diversi luoghi fusse stata scongierata, mai sanò, e tutta via
s’andava più consumando, venendogli novi accidenti con tremori, e
voci spaventose, come è l’ordinario di quei posseduti da quelli
nefandi spiriti. Fu da devote persone consigliata che si votisse alla Madonna
della Quercia, come ella fece con tutto il cuore.
E subito si sentì
esser libera affatto, come s’è visto effettivamente nel progresso
di tempo.
Ha portato ella stessa il suo voto e data la relatione in presenza
de’ testimonij.
Domenico di Bartolomeo - 1711
(A.S.M.Q. Man.127 c.55)
A
dì 21
detto [settembre] 1711. Domenico di Bartolomeo d’Arlena stando per manuale
vicino ad un barcone di grano alto due picche in circa, questo gli si
allamò sopra in modo che ne restò affatto ricoperto e vi
sarebbe naturalmente morto, se non
avesse invocato in suo agiuto Fra
Angelo Maria Crispoldi sagrestano maggiore mano propria.
CANINO(VT)
Gerolamo
Petroni - 1523
"Hieronimo Petroni da Canino al
ponte alla Badia fu da certi bandati interogato se haveva denari; e quanti,
et dicendo di havere solo ventidua giulii, risposero se non ne trovi
piú ventidua ferite ti vogliamo dare; ci così giurando per
( Acquerello- 1619-tratto dal “Libro dei Miracoli” p.84 - Bibl. Besso - Roma ) Vedi : Ponte dell’Abbadia
Figlia di Emilio Pupparelli – 1608
…e
l’istesso occorse nel
(T.Bandoni 1625 ms. c.110v.)
Francesco
Amici- 1629
(T. Bandoni1631pp.188-189)
A 7 di giugno 1629.
Francesco Amici da Canino disse come 30 anni sono ritrovandosi in Fiandra nella
Città di Rascia amalato, et abbandonato da Medici per essere
l’infermità tanto pericolosa di febre maligna, che alla scoperta
gli dissero due medici che non vi era
più rimedio , e che però pensasse all’anima sua
fortificandosi con i santissimi Sacramenti; e nella maggiore agonia della morte
si ricordò della Madonna Santissima della Quercia, pregandola che si
degnasse da questa habitazione terrena condorlo in Cielo, e fu tanta la
devotione e movimento dell’anima sua che si gettò dal letto in
piana terra, dicendo: Vergine Santa eccomi pronto a far la vostra
volontà tanto nella vita, quanto nella morte; e stando così buono
spatio di tempo,
Belisario
Maris- 1632
(T.Bandoni 1634 p. 65)
A di 16 Novembre 1632 .
Belisario Maris da Canino, stando in gran pericolo di vita e da medici fatta
dubbiosa la sua salute, per esser stato infermo di febbre continua da 20 giorni
con continuo vomito, non potendo ritenere il cibo.
Il padre suo, chiamato
Flaminio, non havendo altro figliuolo che questo maschio, lo raccommandò
alla Madonna della Quercia, et egli medesimo si votì, subito
cominciò a migliorare, et è venuto egli in persona a render
gratie a questa Regina del favor ricevuto, sottoscrivendosi al detto di sopra
Bartolomeo
– 1640
(V. Peroni 1685 p. 177)
Mario
Messenelli -
1645
(A.S.M.Q. vol. 127 c. 8)
Nel medesimo anno [1645],
alli 9 ottobre comparve dal padre
sagrestano suddetto[fra Giuseppe Maria Pellegrini] Mario Messenelli da Canino e
narrò come essendosi ammalato di febre e doglie sì che per un mese non
si potè muovere niente, si raccomandò a questa Vergine della
Quercia , doppo molti rimedi fatti invano, e subito megliorò et
restò libero.
Furono presenti fra Alberto
Galli Fanelle e fra Domenico
Basilici
Angela
Maria Bruni - 1689
(A.S.M.Q. vol. 127 c. 25 )
A di 30 gennaio 1689
Angela Maria Bruni da
Canino trovandosi gravemente malata di febre grandissima, anche con delirio,
essendo quasi spedita da medici e da parenti pianta quasi per morta essendogli
stata data dalla sua madre un poco di legno in poca d’acqua benchè
fosse la giornata cattiva, restò libera e senza febre benchè non
avesse riceuto medicina alcuna et il terzo giorno si levò di letto in
fede di che comparve la sua signora madre conducendo deta signora a render le
dovute gratie a questa Beatissima Vergine e mi fece registrar il miracolo.
Fra Antonino Borzachi
lettore e sacrestano
Sabina
Bruni - 1691
(A.S.M.Q. vol. 127 c. 25v. )
A di 29 settembre 1691
Comparve la signora Sabina
Bruni da Canino e raccontò personalmente essendo rimasta doppo il parto
con una febretta adosso in tal guisa che i medici non vi trovavan rimedio
havendola portata più mesi adosso con racomandarsi a questa Beatissima
Vergine e pigliar un poco di legno della sua quercia, ne restò
totalmente libera in tempo che gia ella non pigliava più medicamenti
alcuno vedendo che questi non gli giovavano punto per il che attribuì il
tutto a questa Gloriosissima Madre di Grazie.
Fra Antonino Borzachi
lettore e sacrestano
Il postiglione di Canino - 1708
(A.S.M.Q. vol. 127 c. 45v. )
A di 5 giugno 1708
Venne il postiglione di
Canino a portare il voto per esser stato liberato da infermità mortale
Agostino
di Grabaldi - 1712
(A.S.M.Q. vol. 127 c. 56 )
A di 9 gennaro 1712
Agostino di Grabaldi di canino doppo d’aver auto nella
mano destra e nel piede destro due in tre anni il male chiamato spina ventosa,
e giudicato già dalli medici, e chirurghi insanabile, avvotitosi a
questa Santissima Imagine in poco tempo guarì; e nel suddetto giorno
venne a sodisfare il suo voto, e ringraziare
Fra Angelo Maria Crispoldi
sagrestano maggiore mano propria
Francesco – 1726
(A.S.M.Q. vol. 127 c. 69v)
A di 5 settembre 1726
Francesco da Cagnino,
essendosi ammalato di febre et non potendosi liberare da tal infermità
per diversi rimedij applicati, invocando
Don Paolo
Silvestri - 1737
(A.S.M.Q. vol. 127 c. 72)
A di 18 settembre 1737
Il signor canonico don
Paulo Silvestri da Canino al di 6 d’agosto prossimo ricevé una
coltellata sotto la zinna del fianco sinistro stimata dal medico e dal chirurgo
mortale e senza rimedio. Il signor Angelo Silvestri suo fratello e la signora
Maddalena sua cognata vedendo disperata la sua salute, lo raccomandorno alla
Vergine Santissima della Quercia e fecero voto che se recuperava la salute
sarebbero vunuti in un anno a visitare tre volte questa santa imagine. Cessorno
i deliqui et in pochi giorni con stupore de professori perfettamente
guarì et in questo giorno è venuto per la prima volta con il
fratello e la cognata a render grazie alla Vergine, ha celebrato al suo altare
Fra Giovan Pietro Zerenghi
sagrestano maggiore
CAPODIMONTE(VT)
Antonio di
Virgilio - 1602
(V. Peroni p.107)
Bonaventura
di m° Giorgio - 1629
(T.Bandoni 1634 p. 29)
A di 12 marzo 1631.
Bonaventura di mastro Giorgio da Bagnorea, habitante di Capodimonte a dì
18 decembre 1629 cascò da un cerro alto più di doi picche , fu
così pericolosa cascata che
col capo all’ingiù percosse in testa e se li schiodò
la coscia sinistra, rimanendo tutto pesto e senza parlare, fu portato alla casa
sopra due stanghe, e dalli periti giudicato impossibile potere campare; quelli
di casa sua lo votorno alla Madonna della Quercia, e subito sanò senza
alcun impedimento. Portò il suo voto con la relatione.
Lorenzo
Polverino - 1630
( T.Bandoni 1636 p.102)
Donna
Caridea Caridei - 1631
( T.Bandoni 1636 p.102)
Paolo di Simone Polverino - 1631
( T.Bandoni 1636 p.102)
Pasquino
di Giacomo - 1631
( T.Bandoni 1634 p.52)
A di primo di giugno 1631.
Pasquino di Giacomo d’Agostino da Capo di Monte, ritrovandosi in
transito, havendo ricevuto li santissimi Sacramenti, raccommandandosegli
l’anima, essendo a quello condotto dalla febbre continua, e maligna,
ch’egli haveva, con doglie eccessive. Le sorelle con tutto il cuore lo presentorno
alla Madonna della Quercia, che lo visitasse con i soliti suoi favori,
promettendoli di portarci il voto per la gratia, che speravano ricevere. Furono
da questa pietosa Madre esaudite, et il loro fratello ricevè
perfettamente la sanità
Giovan
Domenico Capoccetta - 1633
( T.Bandoni 1634 p.110)
A di 11 di giugno 1633. Giovan Domenico
Capoccetta da Capo di Monte, ritrovandosi gravemente infermo con febbre
continua per spatio di sei mesi, rimanendo per gl’accidenti che haveva
ogni giorno stramortito, e doppo con continui vomiti, per lo che era giudicato
pericolosissimo della sua vita, tanto più che li medicamenti a questo
effetto applicati a nulla giovavano, si raccommandò divotamente alla
Madonna della Quercia, pregandola volerlo soccorrere in tanta necessità.
Ottenne dalla pietosa Madre quanto bramava, poiché in breve restò
perfettamente sanato. Venne a rendere le dovute gratie, portando il suo voto
con la relatione
Don
Francesco Carota - 1633
Bandoni 1634 p. 111
( T.Bandoni 1634 p.111)
Nell’istesso giorno [
11 giugno 1633] prete Francesco Carota , pure da Capo di Monte ritrovandosi
ancor egli gravemente ammalato con febbre continua e maligna, per spatio
d’un mese continuo e due altri mesi terzana, nel qual tempo verso la sera
haveva cert’accidenti, che restava come morto, che non solo non poteva
rispondere, ma ne meno parlare, domandando aiuto; fu per tal cagione giudicato
spedito dal medico e per tal causa fu communicato per Viatico. Si raccommandò
con il cuore alla Madonna della Quercia, et hebbe la desiata sanità.
Portò il voto con la relatione.
CELLERE
(VT)
Silverio
di Cristoforo - 1629
( T.Bandoni 1636 p.152-153)
FARNESE(VT)
Bernardo
Franceschetti e famiglia - 1528
( Affresco chiostro piccolo sec. XVII )
Nel cartiglio: R.P.F. Michael Zazara lec[tor] et
prae[dicator] gen. f[ecit] f[ieri]. Alla base della lunetta a destra: l'anno 1528 [1582] al centro: stemma del Convento di S. Maria
della Quercia.
"Un caso più degl'altri notabile occorso a Bernardo Franceschetti da
Farnese, circa questo tempo, o come altri vogliono, nel 1528. Si trovava questo
appestato con tutta la sua famiglia, cioè la moglie, tre figliuoli
maschi, e due femine, giacendo tutti in letto senza potere esser soccorsi da
alcuno, e con estrema povertà. E mentre i figliuoli con la madre
mandavano strida fino al Cielo per mancamento di vitto, e servitù, disse
chiamatela, et invocatela meco in nostro aiuto, che ella provederà alli
nostri estremi bisogni. Così fecero unitamente: nè mancò
questa benignissima Madre di misericordia di sollevarli da tal miseria; poiche
comparve loro una venerabil Matrona, che salutandogli con volto allegro, et
essortandogli alla patienza; gli dava certa speranza della loro salute; e
bagnando una pezza in cert'acqua, o liquore, che teneva in mano, toccò
le loro piaghe, e subito si sentirono passare il dolore rimanendo tutti senza
male alcuno. Nel medesimo tempo comparve un giovinetto con una sporta piena di
cibi, et havendo quella venerabil Matrona dato ad ogn'uno la sua parte, disse.
Ecco, che voi havete ricevuta la sanità del corpo, e vi siete anco
cibati; però rendete gratie alla Madonna della Quercia di così
gran beneficio. E disparve incontinente dagli occhi loro. Onde vennero tutti a
questa chiesa portando il voto dipinto, et al presente si vede nel
chiostro".
( V. Peroni 1685, p. 89)
( T.Bandoni 1636 pp..57-58)
Bartolomeo di Menico – 1629
( T.Bandoni 1631 pp.183-184) 1629
A di detto[ 13 giugno 1629]
Bartolomeo di Menico da Farnese venendo dalla selva, nel saltare una fossa di
acqua si ruppe la gamba destra, e bisognò condurlo sopra di un cavallo
alla propria casa; ricorrendo a questa Vergine acciò gli apportasse
allegreza, sanò perfettamente, che perciò venne a visitare
Gasparo
Fontana – 1629
( T. Bandoni1631p.171)
Gasparo Fontana da Tivoli,
alli 27 di dicembre 1629 , gli occorse un strano accidente , et è che
ritrovandosi in cantina del Sig. duca di Latera in Farnese per pigliar del
vino, se gli offuscò il vedere e tutto ad un tempo con noiosa vertigine
si sentì perdere il sentimento della coscia e gamba sinistra, come se
fosse goccia; si raccommandò subito alla gloriosa Vergine della Quercia,
la quale non fu lenta in esaudirlo, poiché a pena fu caduto in quel
sotterraneo luogo, che
Domenico
Gambari - 1629
( T.Bandoni 1636 p. 139)
Ortensio
Aquilante - 1634
( T.Bandoni 1636 p. 157)
Giacomo -
1727
(A.S.M.Q, vol. 127 c.70)
Agosto 1727
Giacomo da Farnese,
essendosi ammalato di febre e continuo flusso di sangue, quale da medici fu
affato spedito, et essendo la moglie molto adolorata per la perdita di suo
marito, non sapendo ricorere ad altro rimedio humano, ricordandosi delle grazie
che havea inteso d’altri, che questa Vergine della Quercia dispensava a
suoi devoti, non mancò di invocarla con viva fede, dalla quale ottene
imediatamente la grazia di sua salute.
GRADOLI(VT)
Fabrizio(Fabbiano)
di Dionisio – 1524
"Fabbrisio di Dionisio da
Gradoli pescatore non volendo dare il suo pescie che haveva nella barca ad
uno certo dalle Grotte di S. Lorenzo li fu dato del'accetta sopra il capo et il compagno li diede con una arme in asta nel ventre
che uscivano le budelle, si raccomandò alla Madonna della Quercia et
sanato in breve portò il suo voto grande, con la detta relatione
1524 alli 27 d'Aprile F. Tom[as]o Bandoni".
( Acquerello- 1619-tratto dal “Libro dei Miracoli” p.146 - Bibl. Besso - Roma )
( T. Bandoni ms. 1625 c. 35 e 35v)
Una poliza di grazie un
certo uomo da Gradoli pescatore chiamato Fabiano di Dionisio alla quale[
Madonna della Quercia] ogni sabbato offeriva una corona con il digiuno, havendo
presa una certa quantità di pesce nell’arrivare alla riva del
lago, comparse uno di S.Lorenzo per comprare di quel pesce, e non esendo
d’accordo del prezzo, il compratore
infuriato li tirò con l’alabarda nel ventre donde uscirono
fuori le budella, et il compagno del dett’huomo gli tirò con
l’occhio dell’accetta sopra il capo, e per forza gli portarono via
il pesce. Comparse l’aiuto di Maria Vergine, e la poliza di cambio
sottoscritta poiché essendo
condotto alla propria casa e non trovandosi cirusico che lo medicasse un
pellegrino , ma pamente si può credere fosse un Angelo, venne e si offerì
di medicarlo dicendo
Oriante
Galeotti- 1632
(T.Bandoni 1634 p.59)
A di 10 settembre 1632,
Oriante Galeotti da Gradoli essendo infermo, e tutto il corpo giallo per un
mese continuo, con molti altri accidenti, non valse altro rimedio, che la
gratia della Madonna, alla quale di tutto cuore s’era raccommandato, et
in capo a due giorni guarì di tutti i mali
Baldassarre
- 1652
( V.Malanotte 1666 p. 209)
GROTTE di
CASTRO (VT)
Santa
d’Angelo - 1660
Malanotte 1666 p. 231
Nunziano(Numeriano)
Pacifici – 1681
(G. Ravicini 1701-1702 pp. 404-405-406)
Teodora
Antonia Benedetti – 1714
( A.S.M.Q. vol .127 c. 60)
Teodora Antonia Benedetti
di Viterbo habitante alle Grotte di S.Lorenzo havendo patito una grave
infirmità in ambedue le gambe per lo spazio di quindici in sedici anni
senza che havesse potuto ricevere giovamento dalli moltissimi medicamenti che
in tanti anni vi applicò; nel mese di luglio 1714 gli si aggravò
l’infirmità e l’obligò a mettersi in letto senza
potersene alzare in alcun modo.
Si raccomandò alla
Beatissima Vergine della Quercia, in breve principiò a megliorare et in
un mese fu affatto sana, ne mai più vi ha patito alcun male.
In questo giorno quattordici ottobre 1715
è venuta a ringraziare
Fra Angelo Maria Crispoldi
sagrestano maggiore mano propria
ISCHIA di
CASRO(VT)
Lucantonio
di Giulio– 1584
( T.Bandoni 1631 p. 95-96)
In Istria castello del
serenissimo duca di Parma, si ritrovava un certo huomo detto Lucantonio di
Giulio, il quale essendo contumace della Corte, falsamente querelato, vedendosi
avicinare il barigello si mise in fuga, et havendo corso per lo spatio di un quarto d’hora,
non potendo più correre, trovò un pozzo voto, dove era stato
grano, ma dismesso, e si gettò dentro di quello; et arrivato al fondo
percosse essendo caduto tra sassi, et altre sporcitie e quasi che mezo morto,
fu da un serpente assalito e se gli avoltò al collo, stringendolo di tal
maniera, che gli pareva di affogare, et in questo mentre racomandandosi alla
Madonna della Quercia, chiedendo a questa aiuto, non potendosi liberar dal
serpe; cosa mirabile fu che il serpe si snodò dal collo del detto
Lucantonio e si pose vicino al detto senza nuocerlo in cosa alcuna, et essendo
stato quivi tutta la notte e buona parte del giorno seguente, senza humano aiuto,
seguitava a raccommandarsi alla Madonna, onde sua moglie venne ispiratione che
il detto Lucantonio fosse caduto in qualche pozo, et andandolo cercando in
breve trovò il luogo dove era caduto e cavandolo fuori, il tutto si
attribuì alla Madonna Santissima della Quercia e portò il voto
dipinto in tavola con la sopradetta relatione.
( N.M.Torelli 1725 p.280-281)
(non
può essere 1637 perché il Bandoni scrive il suo libro dei miracoli
nel 1631; infatti la data del miracolo
è 1584)
Figlio di
Diambra di Benedetto– 1709
(A.S.M.Q. Vol. 127 c. 48)
A di Primo Aprile 1709
Venne da Ischia Diambra di
Benedetto di Stefano a rendere gratie alla Beatissima Vergine con un suo
figlio, il quale essendo nel mese di settembre infermo con i morviglioni tutto
gonfio specialmente nella testa, non vedeva più lume e era divenuto un
mostro, spedito gia e quasi
agonizante fu raccomandato a questa Santissima Vergine dalla sua madre, e
subito migliorò e
perfettamente guarì e venne in persona alla visita della sua liberatrice
e raccontò la detta gratia alla mia presenza e d’Andrea Spirito di
Suriano casato in Bagnaia e Bartolomeo di Gasbarro qui sottoscritti segnati ,
et in fede .
Andrea Spirito di Suriano
(croce) per non saper scrivere
Segno di
Bartolomeo di Gasbarro per non saper scrivere
Fra Angelo Maria Crispolti
sottopriore, sagrestano maggiore mano propria
( N.M.Torelli 1725 p. 351)
Giulia–
1716
(A.S.M.Q. vol. 127 c.61v)
Giulia Moglie di
GiovanPietro d’Ischia di Castro nel mese di settembre prossimo passato
1716 : disperata gia da’ medici , e munita di tutti li santissimi
sacramenti per un’infermità di febre sofferta per lo spazio di tre
mesi continui, avvotita dal suo marito a questa Santissima Vergine, in breve
uscì di pericolo e poi perfettamente risanò. In questo giorno
diciotto maggio[1717] è venuta assieme con il suddetto Giovan Pietro a
ringraziare
Fra Angelo Maria Crispolti
Sagrestano Maggiore mano propria
MARTA (VT)
Luca
Bonucci – 1625
( T. Bandoni 1625 ms.c.136)
Un altro fatto simile alli 19
di maggio 1625 di uno figliolo detto Luca d’età di anni sei
essendo stato amalato di febbre, già tenuto morto e lavatolo per
vestirlo, il padre suo GiovanDomenuco Bonucci da Marta con lagrime lo chiese
alla Madonna della Quercia et ecco che alla voce della Madonna il figlio
ritornò in vita, et il putto è venuto col padre suo et madre et
hanno fatto questa relatione con testimoni sottoscritti
( T.Bandoni 1634 p.
35)
A di 28 settembre 1632.
Giovan Domenico Bonveri[Bonucci] disse un fatto degno d’eterna memoria,
come l’anno 1625 un suo figliuolo detto Luca d’anni 6 era stato in
fin di morte per le febbre continue, non pigliando niente, pianto come morto,
apparecchiati li vestiti per la sepoltura, e la sera, con molte lagrime si
chiamava
Margherita
Ciotti– 1632
( V. Malanotte 1666 p. 147) ( A. Borzacchi 1696 p. 182-183)
(N.M.Torelli 1725 p. 164)
MarcAntonio
Tramazzuolo
e Pomponia
Dolce – 1633
(T. Bandoni 1634 p.83)
Nell’istesso tempo[13
marzo 1633] Marc’Antonio Tramazzuoli da Marta, assieme con donna Pomponia
Dolce sua consorte, dissero d’esser tutti doi stati ammalati di
pericolosissima infermità
affatto spediti da medici, che fu alli 15 di settembre passato e facendo ambedoi voto alla Vergine
della Quercia ricuperorno la pristina sanità.
In segno della ricevuta
gratia portorno il lor voto con la relatione
Francesco
e Giuseppe Orioli– 1640
Hippolito Horioli da
Forlì habitante a Marta, condusse a questa Santa Vergine dui suoi
figliolini, il maggiore di quattro anni chiamato Francesco, quale sino alle
fascie era stato guasto in modo dalle streghe che il filo della schiena
appariva rotto affatto, non potendosi muovere ne caminare onde era inhabile
ad ogni cosa; il secondo figliolo minore chiamato Giuseppe, haveva il
medesimo male anzi stava peggio essendo anch’esso stato guasto dalle
streghe: volse però il padre, che tutti dui li figlioli fussero unti
dal padre sacrestano, con l’olio della lampada, che avanti questa
santa Imagine arde, e raccomandandoli alla Madonna per la sanità
d’ambidoi, alla presenza di tutti con infinita maraviglia, furno
restituiti in sanità e per segno di gratitudine ordinò il
padre delli detti figlioli, che si facesse un voto d’argento, havendo
lassato alla chiesa l’elemosina per questo effetto.
( G.Galesi p.151-152)
( N.M.Torelli 1725 p. 141)
Antonio
Carota– 1641
( A. Borzacchi p.249-250)
Arcangelo
Fanelli – 1688
(A.S.M.Q. vol.127 c.25)
A di primo luglio 1688
Arcangelo Fanelli da Marta havendo una
cherubina in mano carica a palle
trovandosi con Domenico di Bartolomeo , et altri in campagna, e dicendo
questi che non era carica, il detto Arcangelo disse, o sentite un poco, se
è carica e sparò, e nello sparare gli crepò e fu tanto
vehemente lo scoppio ch’il fucile andò molti passi lontano e non
fu più ritrovato , a quest’accidente si raccomandò subito
alla Beatissima Vergine della Quercia, dalla quale disse haver ricevuto altre
gratie, e non ricevè nocumento alcuno, il che da tutti fu ritenuto gia singolarissimo tanto
più che poco mancò che non ammazasse il detto Domenico; e il
giorno seguente, ch’era il giorno della Visitazione venne a portare la
detta cherubina , e testificò in presenza de padri quanto sopra
ringraziando
Domenico
di Giuseppe– 1714
( A.S.M.Q. vol.127 c. 32v)
A di 22 agosto 1704
Domenico di Giuseppe da Marta essendole calate le cataratte ad ambedue
gl’occhi e rimasto affatto cieco, doppo haver tolerato tre anni continui
la cecità s’invotì alla Madonna Santissima della Quercia e
subito gli si dileguarono le caligini; onde ricevuta miracolosamente perfetta
la vista venne il giorno et anno sudetto
a rendere in questa chiesa le dovute gratie raccontando il fatto, che fu
scritto dal sopradetto padre sagrestano maggiore [ fra Angelo Maria Cavallucci]
e da me riportato in questo libro.
In fede
Fra Giovan Antonio Manelli
mano propria
(N.M. Torelli 1725 p. 269)
Agata
Felice di Bartolomeo– 1714
(A.S.M.Q. vol. 127 c.58)
A di 23 aprile 1715
Agata Felice di mastro
Bartolomeo d’Annibale della terra di Marta fattasi casualmente con un
zappone una piaga nella gamba destra, la tenne celata per lo spazio di cinque
anni; ma cresciuto il male, fu obligata farsi medicare dal chirurgo, che non
gli apportò nessun giovamento, anzi peggiorò e crescé di
tal sorte la piagha, che gli si vedeva l’osso della gamba, e per la
veemenza grande del dolore stiede tre giorni senza poter parlare; fece voto di
venire a visitare scalza questa Beatissima Vergine, alla quale si
raccomandò con vero cuore; principiò subito a migliorare, gli
cessò il dolore, riprincipiò subito a parlare, et in soli due
mesi perfettissimamente guarì con stupore del medesimo chirurgo e d’altri
che l’havevano stimata spedita.Ciò successe l’anno
ultimamente scorso e nel sudetto giorno venne a sodisfare il suo voto, et a
ringraziare
Fra Angelo Maria Crispoldi
sagrestano maggiore mano propria
Giuseppe
di Pasquale Pescia– 1714
( A.S.M.Q. vol. 127 c.58)
A di 23
aprile 1715
Giuseppe
di Pasquale Pescia dell’Aquila ammogliato in Marta ritrovandosi infermo
con la puntura per la festa di Natale prossima passata, fu spedito da medici,
per il che confessato e riceuti tutti li Santissimi Sacramenti si ridusse
all’agonia di morte, nella quale con l’assistenza continua de
sacerdoti perseverò per quattro giorni continui, in tale stato fu da
Orsola di Giovan Battista Durizij della medesima terra di Marta sua Moglie
raccomandato alla Beatissima Vergine della Quercia, che fatto voto di venirla a
visitare l’unse con viva fede con l’oglio della lampada di questa
Santissima Vergine, subito gli cessò la febre, uscì da ogni
pericolo, e poi risanò perfettissimamente; e nel sudetto giorno venne a
sodisfare assieme con la sua consorte il voto fatto dalla medesima e
ringraziò
Fra Angelo
Maria Crispoldi sagrestano maggiore mano propria
( N.M.Torelli 1725 p. 180)
MONTALTO
di Castro (VT)
Pacifico
Caprini – 1536
"Pacifico Caprino corso da
Montalto ritrovandosi malato nel convento della Madonna della Quercia con
febbre acuta con grande sete, si levò di
letto, et rimirando la cisterna diceva o Madonna della Quercia vorrei bere
della vostra acqua ne havendo chi ce la portasse, venne un giovanetto et li
disse che
( Acquerello- 1619-tratto dal “Libro dei Miracoli” p.134 - Bibl. Besso - Roma )
(A.S.M.Q. vol.115 c43-43v)
1545
Nota come
l’anno 1545 i di 22 di dicembre messer Pacifico da Montalto manifestò et
disse in presenza del padre priore frate Francesco Dini da Firenze et il padre
sottopriore frate Genesio da Lucha et del padre frate Philippo Peraccini da Pistoia sindico
del convento, et d’altri frati qualmento trovandosi il predetto messer
Pacifico corso da Montalto capitano et bargello della piaza di Viterbo, si
infermò di tal sorte, che persa ogni speranza del conseguire la pristina
sanità, si fe portare qua al convento, et sytando in una cammera in sul
pontile facto spacciato da dui peritissimi medici, un giorno in sul mezzo di
stando il supradecto messer Pacifico con una grandissima arsione, et sete
inenarrabile, essendo lassato solo dal infermario et servidori in nel lecto in
tanta debilità et magrezza che il corpo tochava le reni et non havia
volsuto altro che bere, et nemo illi dabat de consilio medicorum, sentì
muover le sechie della cisterna, onde si deliberò di uscir de lecto il
meglio che posseva, et uscito della cammera gittarsi dal pontile giu nel
chiostro dove era la cisterna, et tucto tracto dalla inestinguibil sete, et
venuto alla porta della camera nudo, si fermò et vedde dui che tiravano
l’acqua vestiti di camice bianche alla contadina, et tratta una sechia
uno di quelli comincia a bere, il che vedendo messer Pacifico si
raccomandò alla Madonna et voltandosi a quelli che bevevano diceva
“ O
(A.S.M.Q. vol. 113 c.8v-9)
Giovan Battista
Caprini – 1623
(T. Bandoni 1628 p.114)
Giovan
Giacomo Cordelli – 1581
“
L'anno 1581, un frutto piccolo figlio del Sig. Cesare Cordella detto Giovan
Giacopo di anni tre in circa, stando in
braccio a una giovanetta serva di casa, la quale si nominava Hipolita di
Lanzi,mentre che stava sopra il primo porticale con detto putto affacciata,
quale era alto più di venti braccia, nel cortile abbasso stava un
certo huomo con un canestro di frutti, il quale veduto dal putto, fece
tanto impeto, e movimento e frutti, che traboccò e cascò con
l'istessa serva abbasso nel cortile, il che veduto, mosse tanto la madre a
pianto e gridi, chiamando
( Acquerello- 1619-tratto dal “Libro dei Miracoli” p.218 - Bibl. Besso - Roma )
Giovan
Giacomo Cordelli – 1616
(Cordelli GianGiacomo – Lunetta ChiostroFontana)
( T. Bandoni 1628 p.189)
( N.M.Torelli 1725 pp. 249-250)
Camillo di
Benedetto– 1628
(T. Bandoni 1631 p.186)
A di
detto[3 giugno 1629] Camillo di Benedetto da Montalto disse che del mese di
Settembre passato 1628, gli venne un male al naso, il quale crescendo tuttavia
gli consumò in tal maniera il naso che lo ridusse in pericolo di morte,
et ancorchè havesse applicati molti rimedij, niente gli giovorno:
pregò anch’egli questa gloriosa Madre a volere operare in lui gli
usati effetti, domandandoli la sanità, e fu ancor egli sanato, portando
pertanto benefitio il suo voto, e la sopradetta relatione.
Marco
Carpentieri – 1629
( T.Bandoni 1631 pp.178-179)
Et a 27
del sudetto mese[ gennaio 1629] comparse Marco Carpentieri da Montalto di
Farnese, il quale disse che il mese di gennaro passato essendo ammalato per
essere travagliato in ambedue le gambe, che non trovava riposo, e non poteva ne
anco giacere in letto, tenendo per un mese continuo le gambe alzate alla
muraglia, poiché quando le abbassava gli pareva di havere la corda, e
non si trovava da i medici cosa che gli giovasse, parendole che l’ossa
delle sue gambe fossero ripiene di dolore; et havendo invocata
Vincenzo
Panicale– 1629
( T.Bandoni 1625 ms. cc.120- 120v)
...è sopra di
questa quercia [ Gesù] fanciullino con una rondinella in mano stando in
gremio della Madre seggio di misericordia, non per altro pare che vi stia se
non per accogliere li caduti, et a quelli donare la sua misericordia, come si
vede al presente d’un certo huomo viterbese detto Vincenzo Panicale pittore, il quale ritrovandosi
in Montalto a dormire in una casa
alli due hore di notte gli cascò adosso tutta la casa con due palchi, e
le pareti in tal maniera si sentì il peso sopra di se, che non potendo
raccomandarsi con la lingua con il cuore invocò Christo e
( T. Bandoni 1636 pp.50-51)
Antonio di
Natale– 1699
(A.S.M.Q. vol. 127 c. 29)
A
dì 18 agosto 1699
Antonio di
Natale da Imola habitante in Monte Alto di Castro essendo infermo gli venne un
male grande negli occhi che lo privò totalmente della vista et andava
per Monte Alto con la guida,
essendosi raccomandato con fede viva a questa Beatissima Vergine della Quercia,
recuperò la vista et venne qui in persona et portò il voto di
argento et io sono testimonio di questa.In fede
di Antonio Natali
Fra
Filippo Maria Gonzales sagrestano maggiore mano propria
Francesco Caminati– 1733
( A.S.M.Q. vol. 127 c. 71v)
A
dì 27 ottobre 1733
Francesco
Caminati da MontalAlto d’anni
trentacinque essendolgli venuta una fistola nell’occhio destro,
accompagnato con una febre maligna, disperato da medici. Ricorse alla fonte
delle gratie di questa Beatissima Vergine unico conforto nelle bisogna.
Immediatamente pigliò il legno con viva fede , ricuperò la sua
salute.
Fra
Innocenzo Gorizutti sagrestano maggiore mano propria
PIANSANO(VT)
Pasquale
di Matteo – 1630
( T. Bandoni1634 pp.31-32)
A di 13
giugno 1631. Pasquale di Matteo da Pianzano alli 12 ottobre dell’anno
passato li fu tirata un’archibugiata con palla e palline, la palla
passò dall’uno e l’altro fianco et uscì fuora, ma le
palline in diverse parti del corpo si divissero; e per le ferite mortali, era
opinione del cerusico che non potesse campare; il che antivedendo il ferito ,
si raccomandò di tutto cuore alla Gloriosa Madonna della Quercia, dalla
quale ricevè la gratia in breve tempo, uscendoli da trenta palline dalla
vita . Portò il suo voto venendo di persona a ringratiare questa
Santissima Vergine
Giovanna
di Giuseppe– 1704
( A.S.M.Q. vol.127 c.32v )
A di 4
settembre 1704
Giovanna
di Giuseppe da Pianzano luogo dello stato di Valentano, essendo stata per un
anno continuo in letto per non potere a causa di atrocissime doglie muovere
alcuna parte del corpo, quando già ogn’uno credeva che havesse a
finire così miseramente la vita, s’invotì ella e promise di
venire a visitare
Fra Giovan
Antonio Manelli mano propria
PONTE
dell’ABBADIA(VT)
Girolamo
Petroni – 1523
( T. Bandoni 1631pp.28-29)
Vedi CANINO
Nel 1523
Girolamo Petroni da Canino ritrovandosi al Ponte dell’Abbadia dello Stato
di Castro, fu incontrato da certi ladroni e tenendolo gli domandarono quanti
danari portava a i quali rispose che solo haveva 22 paoli e con volto allegro
più che puotè gli l’offerì; ma i ladroni increduli gli
diedero 22 ferite, 8 sopra del capo, 3 nella gola, 5 nelle braccia, una nel
fianco e 3 nella coscia e l’altre verso i piedi; per la qualcosa il
meschino cominciò a raccommandarsi alla Madonna della Quercia, sperando
con questo merito di ritornar nella pristina sanità. Maravigliosa cosa
fu che in termini di dieci giorni sanarono tutte quelle ferite mortali. E di
questo ancora c’è la statua.
TESSENNANO(VT)
Andrea
d’Agostino – 1632
( T.Bandoni 1634 p.103)
Nell’istesso
giorno[15 maggio 1633] venne Andrea d’Agostino da Tessennano
d’età d’anni 26, e disse come l’anno passato
ritrovandosi con una noiosa infermità , essendosegli enfiato tutto il corpo come
un’otre, non poteva per tal causa respirare, se non con gran fatica,
impedendogli il camino, et il mangiare; v’era ancor di più la
febbre, che non lo lasciava mai, sotto a questo modo molto tempo, nel quale
havendoci i medici applicati di molti rimedij, non si vedeva miglioramento
alcuno, ne si poteva assolutamente sapere, che male fosse. Si
raraccommandò a questa Vergine, subito cominciò a sgonfiarsi, e
tornato del tutto il male indietro, restò sano e libero. In segno di
ciò è venuto a rendere le debite gratie a questa Vergine,
portandovi il voto e dando la detta relatione con testimonij.
VALENTANO(VT)
Pestilenza
1630
Camillo
Vespasiano – 1633
(T. Bandoni1634 p.93 )
A di 3
d’aprile 1633. Camillo Vespasiano da Iappe villa di Cascia, habitante in
Valentano gli venne un dolore così eccessivo nel braccio manco e
pigliando tutta la mano, non lo lasciava dormire ne giorno ne notte, privandolo
anco di poter pigliar cibo per il gran dolore. Stette così otto giorni
continui. Si raccommandò alla Madonna della Quercia, chiedendogli che in
vece di quel dolore l’havessi mandato una febbre, che l’havrebbe
sopportata più volentieri. Appena hebbe ciò detto, che
Felice di
Giovanni Lillo – 1633
( T. Bandoni 1636 p.140 )
Pietro
Mattia – 1660
( V. Malanotte 1666 pp. 216 – 217)
Luca
Zappoli – 1719
( A.S.M.Q. vol.127 c.65v )
A di 27
dicembre 1719
Luca
Zappoli da Modena habitante in Valentano a di 23 di agosto prossimo passato ad
ore due di notte in circa trovandosi in una vigna quattro miglia lontano da
Orbitello gli fu tirate due archibugiate a palle et a quadrelle, uno di essi archibugij non prese fuoco e
l’altro facendo fuoco colse il sudetto con una palla in petto e con
trentatre quadrelle nella vita , disperato per ciò da medici della
salute raccommandossi alla Beatissima Vergine della Quercia con viva fede et in
capo d’otto giorni miracolosamente si trovò guarito con
abilità di poter caminare, e doppo altri sette giorni caminò
speditamente et in questo di 21 venne a sodisfare al voto che fece cioè di visitare questa
Santissima Imagine e di confessarsi e communicarsi e fece in rendimento di
grazie celebrare una messa.
Fra
Antonino Borione sagrestano mano propria
( N.M. Torelli 1725 pp. 151-152)