Miracoli e grazie

operati da Dio

per intercessione

della

Madonna della Quercia

in favore degli abitanti

dei paesi appartenenti

al

Ducato di Castro,

tratti da

manoscritti e libri

secoli XVI-XVIII

 

 

 

a cura di Gianfranco Ciprini

 

 

 

 

INTRODUZIONE

 

                Era consuetudine, a partire dal 1571, dare alle stampe quasi ogni 10 anni  i racconti dei miracoli e delle grazie operati da Dio per intercessione della Beatissima Vergine venerata come Madonna della Quercia.

I libri, di solito, erano scritti dai sacrestani maggiori della Basilica della Quercia, testimoni  dei racconti che i devoti di Maria facevano nel momento che venivano a ringraziarla nel suo santuario per il  miracolo ricevuto.

Quest’opera di divulgazione e testimonianza si è interrotta con l’ultimo libro scritto dal domenicano francese padre  M.Chery nel 1869.

Ho voluto riprendere tale consuetudine iniziando a  raccontare i miracoli e le grazie ricevuti dagli abitanti di Roma, centro spirituale della nostra Fede e come omaggio all’unica confraternita ancora esistente dedicata alla Madonna della Quercia: la Confraternita della Madonna della Quercia dei Macellai di Roma.

Poi ho continuato con quelli ricevuti dagli abitanti del Ducato di Castro, un segno di gratitudine e di amicizia fraterna  verso  Romualdo Luzi ,commissario straordinario del  Consorzio per la gestione delle biblioteche , comunale degli Ardenti e Provinciale "A. Anselmi.

Le storie sono riportate così come sono state scritte all’epoca, volendo evidenziare la storicità del fatto e la freschezza, talvolta l’ingenuità, dei racconti.

Come gli autori di una volta, anch’io ho voluto essere il testimone dell’accaduto, desiderando riaffermare ciò in cui credo fermamente: Maria, madre di Dio e madre nostra non ci lascia né ci lascerà mai soli.

 Per rafforzare tale concetto voglio riportare le parole del grande poeta Dante Alighieri che nel XXXIII canto del paradiso fa dire a san Bernardo:

 

Vergine madre, figlia del tuo figlio

umile ed alta più che creatura,

 termine fisso d'eterno consiglio,

tu se’ colei che l'umana natura

 nobilitasti sì che '1 suo fattore

 non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l'amore

per lo cui caldo ne l'eterna pace

 così è germinato questo fiore.

 Qui se’ a noi meridiana face

di caritade, e giuso, intra i mortali,

 se’ di speranza fontana vivace.

Donna se’ tanto grande e tanto vali,

 che qual vuol grazia ed a te non ricorre

 sua desianza vuol volar senz'ali.

 La tua benignità non pur soccorre

 a chi domanda, ma molte fiate

liberamente al dimandar precorre.

 In te misericordia, in te pietate,

 in te magnificenza, in te s'aduna

quantunque in creatura è di bontade.

 

 I  Gennaio 2009  Festa di Maria Regina della Pace                                                                                             

 

                                                                                                     Gianfranco Ciprini

 

 

 

CASTRO(VT)

 

Fabrizio Bartolucci – 1554

 

 

.Fabbritio Bartolucci da Valentano posto alla corda ingiustamente querelato di ladro et assassino di strada,  in Castro imprigionato, doppo havere havuta la corda più volte con ferro messo a piedi comparsero due falzi testimoni contro di esso il quale si raccomandò alla Madonna della Quercia acciò che manifestasse la verità. Quelli testimoni falzi diventorno spiritati, et il demonio per bocca di quelli diceva che Fabritio era innocente et che havevano detto il falzo. Così si trovò la verità del fatto, et alla Madonna della Quercia furno liberati et detto Fabritio portò il suo voto l'anno 1554

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( Acquerello- 1619-tratto dal “Libro dei Miracoli”p.96 - Bibl. Besso -  Roma )

 

 

 

 

Antonio di Pasquino – 1633

 

 

 

(T. Bandoni 1634 p. 86)

 

 

 

 

A di 21 detto[ marzo] . Antonio di Pasquino da Cantiano disse , che la domenica avanti la quadragesima di quest’anno 1633, ritrovandosi in Castro di notte, venne alle mani con un suo inimico, e rimase ferito con doi stoccate una  nella zinna destra, l’altra di sopra al bellico. Il medico, che n’haveva curato giudicava  pericoloso per esser le botte mortali.

Onde Antonio conoscendo, che per aiuto humano viver non poteva, ricorse con devoto affetto alla benignità di Maria, dalla quale di subito ricevè la gratia, essendo sanato senza stroppio alcuno, venne per segnalato benefitio a render le dovute gratie a questa Vergine, visitandola scalzo con molta devotione, portandovi il suo voto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mariano d’Orsino – 1633

 

 

Mariano D'Orsino da Pontremoli con un suo compagno fu posto in prigione nella città di Castro dove stiede carcerato cinque mesi e mezzo ma racomandandosi alla B. Vergine della Quercia, gli venne subito pensiero di tentar l'uscita e li parve che li ferri si spezzassero come fragil vetro, facendo forza alla porta uscì dalla secreta. E raccomandandosi di nuovo alla Madonna col suo compagno, acciò non havessero impedimento dall'altre porte della prigione, o scoperti dal carceriere: quali trovorno le dette porte aperte senza esser visti da alcuno. Portò il detto Mariano il voto con la relatione 1576[ 1633]".

 

 

 

 
 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

( Acquerello- 1686-tratto dal “Libro dei Miracoli”p.95 - Bibl. Besso -  Roma )

 

 

 

 

 

 

 

 


                                                                 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(T.Bandoni 1636 pp. 121-122)

ARLENA (VT)

 

Silverio di Cristoforo - 1629

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(T. Bandoni 1631 p.187)

 

A di detto[3 Giugno 1629]  un certo Silverio di Cristofano d’Arlena comparse e con gra devotione raccontò che essendo stato ammalato e piagato d’ambe due le gambe per lo spatio di 3 anni , che non trovò mai ne medico ne medicina che lo sanasse, non potendo caminare, ne fare i fatti suoi, onde dopo che hebbe speso quasi tutto il suo per guarire, ricorse con molte lacrime alla Madonna della Quercia dalla quale sperava di ottenere la pristina sanità; né indugiò molto il divino aiuto , poiché in breve tempo sanando, egli stesso venne con i proprij piedi a rendere gratia a questa gloriosa Vergine e diede la sudetta relatione come sopra

 

Felice Ambrosi - 1632

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 


(T.Bandoni 1634 p.61)

 

A di 14 ottobre 1632. Donna Felice Ambrosij, moglie del Capitan Sabbatino d’Arlena, disse che essendo stata ammalata di febbre continua più d’un’anno, s’era di maniera consumata, che solo la pelle e l’ossa gl’era rimasta. Et anco come molti dissero era specie di goccia, non trovando rimedio alcuno giovevole, ancorché di molti n’havesse esperimentati. Ricorse alla Madonna della Quercia la quale benignamente la visitò con sanarla, havendola anco per l’addietro liberata da un’altra infermità mortale

 

 

 

Antonia di Panfilio - 1633

 

 

(T.Bandoni 1634 p.106)

 

Nell’istesso giorno [ 15 maggio 1633], Antonia di Panfilio d’Arlena d’anni 32 disse d’esser stata spiritata nove anni continui, et ancorché da molti in diversi luoghi fusse stata scongierata, mai sanò, e tutta via s’andava più consumando, venendogli novi accidenti con tremori, e voci spaventose, come è l’ordinario di quei posseduti da quelli nefandi spiriti. Fu da devote persone consigliata che si votisse alla Madonna della Quercia, come ella fece con tutto il cuore.

E subito si sentì esser libera affatto, come s’è visto effettivamente nel progresso di tempo.

Ha portato ella stessa il suo voto e data la relatione in presenza de’ testimonij.

 

 

 

 

Domenico di Bartolomeo - 1711

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 


(A.S.M.Q. Man.127 c.55)

A dì  21 detto [settembre] 1711. Domenico di Bartolomeo d’Arlena stando per  manuale vicino ad un barcone di grano alto due picche in circa, questo gli si allamò sopra in modo che ne restò affatto ricoperto e vi sarebbe naturalmente morto, se non  avesse invocato in suo agiuto la Madonna della Quercia, la quale gli concedé grazia di preservarlo e ne fu levato vivo, ma così pesto e malconcio che essendogli slogate l’ossa et in particolare quelle della coscia sinistra, li medici e li chirurghi asserivano che doveva restar stroppiato; ma rinnovate le preghiere alla Beata Vergine in pochi giorni restò perfettamente sano e nel suddetto giorno venne a rendere le dovute grazie alla Beata Vergine.

Fra Angelo Maria Crispoldi sagrestano maggiore mano propria.

 

 
  

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

CANINO(VT)

Gerolamo Petroni - 1523

 

 

 "Hieronimo Petroni da Canino al ponte alla Badia fu da certi bandati interogato se haveva denari; e quanti, et dicendo di havere solo ventidua giulii, risposero se non ne trovi piú ventidua ferite ti vogliamo dare; ci così giurando per la Vergine Maria della Quercia che non ne portava più, non credendo al detto Hieronimo li dettero 22 ferite otto sopra il capo tre alla gola cinque nelle braccia una nel fianco, tre alla coscia, et una sopra il collo del piede, et l'altra dietro sopra il calcagno, lasciato per morto; non passò due hore che furono presi dalla corte di Castro et confessorno, che non si potevano partire da quel luogo dove havevano assasinato il sopradetto Hieronimo furno appiccati et squartati et il detto Hieronimo, sanò in breve, et portò il suo voto, che è grande l'anno 1523 alli 12 Marzo".

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( Acquerello- 1619-tratto dal “Libro dei Miracoli” p.84 - Bibl. Besso -  Roma ) Vedi : Ponte dell’Abbadia

 

 

 

 

                   

Figlia di Emilio Pupparelli – 1608

 

 

 

…e l’istesso occorse nel 1608 a 6 di giugno ad una figliuola di Emilio Pupparelli habitante in Canino, la quale disse che la sua figlia cascò nel fuoco senza che vi fosse alcuna persona, e tutto il viso s’abrusciò a talche per giorni 15 non si sapeva, se era cieca o nò; fatto il voto alla Madonna della Quercia si conobbe che al fuoco fu tolto l’attuale atto di abrusciare tanto nel primo quanto nel secondo havendo Maria appresso di sé quello che  ha Dio e Signore del tutto et vi sono le loro tavolette dipinte con le relationi date, il tutto a gloria di questa Santissima Madre della Quercia

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


                                                                    (T.Bandoni 1625 ms. c.110v.)

 

 

 

 

 

 

Francesco Amici- 1629

 

 

 

(T. Bandoni1631pp.188-189)

 

A 7 di giugno 1629. Francesco Amici da Canino disse come 30 anni sono ritrovandosi in Fiandra nella Città di Rascia amalato, et abbandonato da Medici per essere l’infermità tanto pericolosa di febre maligna, che alla scoperta gli dissero due medici che non vi era  più rimedio , e che però pensasse all’anima sua fortificandosi con i santissimi Sacramenti; e nella maggiore agonia della morte si ricordò della Madonna Santissima della Quercia, pregandola che si degnasse da questa habitazione terrena condorlo in Cielo, e fu tanta la devotione e movimento dell’anima sua che si gettò dal letto in piana terra, dicendo: Vergine Santa eccomi pronto a far la vostra volontà tanto nella vita, quanto nella morte; e stando così buono spatio di tempo, la Madonna gli mandò un sudore, che tutto il corpo grondava, e le goccie bagnavano il pavimento, e tanto fu che dopo poco tempo se gli partì la febre e tutto il male di prima; si che a laude di Dio e di questa Gloriosa Vergine ha dato questa relatione con propria sottoscrittione e di altri testimonij come sopra.

 

 

 

 

Belisario Maris- 1632

 

 

(T.Bandoni 1634 p. 65)

 

A di 16 Novembre 1632 . Belisario Maris da Canino, stando in gran pericolo di vita e da medici fatta dubbiosa la sua salute, per esser stato infermo di febbre continua da 20 giorni con continuo vomito, non potendo ritenere il cibo.

Il padre suo, chiamato Flaminio, non havendo altro figliuolo che questo maschio, lo raccommandò alla Madonna della Quercia, et egli medesimo si votì, subito cominciò a migliorare, et è venuto egli in persona a render gratie a questa Regina del favor ricevuto, sottoscrivendosi al detto di sopra

 

Bartolomeo – 1640

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 


(V. Peroni 1685  p. 177)

 

 

 

Mario Messenelli  - 1645

 
 

 

 

 

 

 


(A.S.M.Q. vol. 127 c. 8)

Nel medesimo anno [1645], alli 9  ottobre comparve dal padre sagrestano suddetto[fra Giuseppe Maria Pellegrini] Mario Messenelli da Canino e narrò come essendosi ammalato di febre  e doglie sì che per un mese non si potè muovere niente, si raccomandò a questa Vergine della Quercia , doppo molti rimedi fatti invano, e subito megliorò et restò libero.

Furono presenti fra Alberto Galli  Fanelle e fra Domenico Basilici

 

 

 

Angela Maria Bruni - 1689

 
 

 

 

 

 

 

 

 


(A.S.M.Q. vol. 127 c. 25 )

A di 30 gennaio 1689

Angela Maria Bruni da Canino trovandosi gravemente malata di febre grandissima, anche con delirio, essendo quasi spedita da medici e da parenti pianta quasi per morta essendogli stata data dalla sua madre un poco di legno in poca d’acqua benchè fosse la giornata cattiva, restò libera e senza febre benchè non avesse riceuto medicina alcuna et il terzo giorno si levò di letto in fede di che comparve la sua signora madre conducendo deta signora a render le dovute gratie a questa Beatissima Vergine e mi fece registrar il miracolo.

Fra Antonino Borzachi lettore e sacrestano

 

 

 

 

 

Sabina Bruni - 1691

 
 

 

 

 

 

 


(A.S.M.Q. vol. 127 c. 25v. )

A di 29 settembre 1691

Comparve la signora Sabina Bruni da Canino e raccontò personalmente essendo rimasta doppo il parto con una febretta adosso in tal guisa che i medici non vi trovavan rimedio havendola portata più mesi adosso con racomandarsi a questa Beatissima Vergine e pigliar un poco di legno della sua quercia, ne restò totalmente libera in tempo che gia ella non pigliava più medicamenti alcuno vedendo che questi non gli giovavano punto per il che attribuì il tutto a questa Gloriosissima Madre di Grazie.

Fra Antonino Borzachi lettore e sacrestano

 

 

 

Il postiglione di Canino - 1708

 
 

 

 

 

 

 

 


(A.S.M.Q. vol. 127 c. 45v. )

A di 5 giugno 1708

Venne il postiglione di Canino a portare il voto per esser stato liberato da infermità mortale

 

 

Agostino di Grabaldi - 1712

 
 

 

 

 

 

 


(A.S.M.Q. vol. 127 c. 56 )

A di 9 gennaro 1712

Agostino di Grabaldi  di canino doppo d’aver auto nella mano destra e nel piede destro due in tre anni il male chiamato spina ventosa, e giudicato già dalli medici, e chirurghi insanabile, avvotitosi a questa Santissima Imagine in poco tempo guarì; e nel suddetto giorno venne a sodisfare il suo voto, e ringraziare la Beatissima Vergina.

Fra Angelo Maria Crispoldi sagrestano maggiore mano propria

 

 

 

 

Francesco  – 1726

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 


(A.S.M.Q. vol. 127 c. 69v)

 

A di 5 settembre 1726

Francesco da Cagnino, essendosi ammalato di febre et non potendosi liberare da tal infermità per diversi rimedij applicati, invocando la Beatissima Vergine della Quercia acciò fosse sollevato da tal infermità, il giovò tal fede,  immediatamente restò libero.

 

 

 

Don Paolo Silvestri - 1737

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(A.S.M.Q. vol. 127 c. 72)

A di 18 settembre 1737

Il signor canonico don Paulo Silvestri da Canino al di 6 d’agosto prossimo ricevé una coltellata sotto la zinna del fianco sinistro stimata dal medico e dal chirurgo mortale e senza rimedio. Il signor Angelo Silvestri suo fratello e la signora Maddalena sua cognata vedendo disperata la sua salute, lo raccomandorno alla Vergine Santissima della Quercia e fecero voto che se recuperava la salute sarebbero vunuti in un anno a visitare tre volte questa santa imagine. Cessorno i deliqui et in pochi giorni con stupore de professori perfettamente guarì et in questo giorno è venuto per la prima volta con il fratello e la cognata a render grazie alla Vergine, ha celebrato al suo altare la S. messa . ha comunicato il fratello e la cognata et ha offerto per la lampada della Madonna un vaso d’oglio.

Fra Giovan Pietro Zerenghi sagrestano maggiore

 

 

 

CAPODIMONTE(VT)

 

 

 

Antonio di Virgilio - 1602

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(V. Peroni p.107)

 

 

 

 

 

Bonaventura di m° Giorgio - 1629

 

 

(T.Bandoni 1634 p. 29)

 

A di 12 marzo 1631. Bonaventura di mastro Giorgio da Bagnorea, habitante di Capodimonte a dì 18 decembre 1629 cascò da un cerro alto più di doi picche , fu così pericolosa cascata che  col capo all’ingiù percosse in testa e se li schiodò la coscia sinistra, rimanendo tutto pesto e senza parlare, fu portato alla casa sopra due stanghe, e dalli periti giudicato impossibile potere campare; quelli di casa sua lo votorno alla Madonna della Quercia, e subito sanò senza alcun impedimento. Portò il suo voto con la relatione.

 

Lorenzo Polverino - 1630

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T.Bandoni 1636 p.102)

 

 

 

Donna Caridea Caridei - 1631

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T.Bandoni 1636  p.102)

 

 

 

 
Paolo di Simone Polverino - 1631

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

( T.Bandoni 1636 p.102)

 

 

 

Pasquino di Giacomo - 1631

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T.Bandoni 1634 p.52)

 

A di primo di giugno 1631. Pasquino di Giacomo d’Agostino da Capo di Monte, ritrovandosi in transito, havendo ricevuto li santissimi Sacramenti, raccommandandosegli l’anima, essendo a quello condotto dalla febbre continua, e maligna, ch’egli haveva, con doglie eccessive. Le sorelle con tutto il cuore lo presentorno alla Madonna della Quercia, che lo visitasse con i soliti suoi favori, promettendoli di portarci il voto per la gratia, che speravano ricevere. Furono da questa pietosa Madre esaudite, et il loro fratello ricevè perfettamente la sanità

 

Giovan Domenico Capoccetta - 1633

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T.Bandoni 1634 p.110)

A di  11 di giugno 1633. Giovan Domenico Capoccetta da Capo di Monte, ritrovandosi gravemente infermo con febbre continua per spatio di sei mesi, rimanendo per gl’accidenti che haveva ogni giorno stramortito, e doppo con continui vomiti, per lo che era giudicato pericolosissimo della sua vita, tanto più che li medicamenti a questo effetto applicati a nulla giovavano, si raccommandò divotamente alla Madonna della Quercia, pregandola volerlo soccorrere in tanta necessità. Ottenne dalla pietosa Madre quanto bramava, poiché in breve restò perfettamente sanato. Venne a rendere le dovute gratie, portando il suo voto con la relatione

 

 

 

 

Don Francesco Carota - 1633

 
 

 

 

 

 

 


Bandoni 1634 p. 111

 

 

 

 

( T.Bandoni 1634 p.111)

Nell’istesso giorno [ 11 giugno 1633] prete Francesco Carota , pure da Capo di Monte ritrovandosi ancor egli gravemente ammalato con febbre continua e maligna, per spatio d’un mese continuo e due altri mesi terzana, nel qual tempo verso la sera haveva cert’accidenti, che restava come morto, che non solo non poteva rispondere, ma ne meno parlare, domandando aiuto; fu per tal cagione giudicato spedito dal medico e per tal causa fu communicato per Viatico. Si raccommandò con il cuore alla Madonna della Quercia, et hebbe la desiata sanità. Portò il voto con la relatione.

 

 

 

CELLERE (VT)

 

Silverio di Cristoforo - 1629

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T.Bandoni 1636 p.152-153)

 

 

 

 

FARNESE(VT)

 

Bernardo Franceschetti e famiglia - 1528

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( Affresco chiostro piccolo sec. XVII )

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel cartiglio: R.P.F. Michael Zazara lec[tor] et prae[dicator] gen. f[ecit] f[ieri].

 

Alla base della lunetta a destra:

l'anno 1528 [1582] la Madonna sana e pasce Bernardo Franceschetti da Famese appestato con la moglie e cinque figlioli apparendoli visibilmente.

al centro:

stemma del Convento di S. Maria della Quercia.

 

 
 

 

 


"Un caso più degl'altri notabile occorso a Bernardo Franceschetti da Farnese, circa questo tempo, o come altri vogliono, nel 1528. Si trovava questo appestato con tutta la sua famiglia, cioè la moglie, tre figliuoli maschi, e due femine, giacendo tutti in letto senza potere esser soccorsi da alcuno, e con estrema povertà. E mentre i figliuoli con la madre mandavano strida fino al Cielo per mancamento di vitto, e servitù, disse chiamatela, et invocatela meco in nostro aiuto, che ella provederà alli nostri estremi bisogni. Così fecero unitamente: nè mancò questa benignissima Madre di misericordia di sollevarli da tal miseria; poiche comparve loro una venerabil Matrona, che salutandogli con volto allegro, et essortandogli alla patienza; gli dava certa speranza della loro salute; e bagnando una pezza in cert'acqua, o liquore, che teneva in mano, toccò le loro piaghe, e subito si sentirono passare il dolore rimanendo tutti senza male alcuno. Nel medesimo tempo comparve un giovinetto con una sporta piena di cibi, et havendo quella venerabil Matrona dato ad ogn'uno la sua parte, disse. Ecco, che voi havete ricevuta la sanità del corpo, e vi siete anco cibati; però rendete gratie alla Madonna della Quercia di così gran beneficio. E disparve incontinente dagli occhi loro. Onde vennero tutti a questa chiesa portando il voto dipinto, et al presente si vede nel chiostro".

( V. Peroni 1685, p. 89)

 

 

 

Casella di testo:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T.Bandoni 1636 pp..57-58)

 

 

 

 

Bartolomeo di Menico – 1629

 

( T.Bandoni 1631 pp.183-184) 1629

 

 

A di detto[ 13 giugno 1629] Bartolomeo di Menico da Farnese venendo dalla selva, nel saltare una fossa di acqua si ruppe la gamba destra, e bisognò condurlo sopra di un cavallo alla propria casa; ricorrendo a questa Vergine acciò gli apportasse allegreza, sanò perfettamente, che perciò venne a visitare la Madonna, portando il suo voto e dando la sudetta relatione.

 

 

 

Gasparo Fontana – 1629

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T. Bandoni1631p.171)

Gasparo Fontana da Tivoli, alli 27 di dicembre 1629 , gli occorse un strano accidente , et è che ritrovandosi in cantina del Sig. duca di Latera in Farnese per pigliar del vino, se gli offuscò il vedere e tutto ad un tempo con noiosa vertigine si sentì perdere il sentimento della coscia e gamba sinistra, come se fosse goccia; si raccommandò subito alla gloriosa Vergine della Quercia, la quale non fu lenta in esaudirlo, poiché a pena fu caduto in quel sotterraneo luogo, che la Madonna gli diede aiuto e di quel male restò sano, et egli in persona venne alla Quercia portandovi il suo voto in segno della gratia ricevuta, sottoscrivendosi di propria mano a quanto di sopra.

 

 

 

Domenico Gambari - 1629

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T.Bandoni 1636 p. 139)

 

 

Ortensio Aquilante - 1634

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T.Bandoni 1636 p. 157)

 

 

 

 

 

Giacomo - 1727

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(A.S.M.Q, vol. 127 c.70)

 

Agosto 1727

Giacomo da Farnese, essendosi ammalato di febre e continuo flusso di sangue, quale da medici fu affato spedito, et essendo la moglie molto adolorata per la perdita di suo marito, non sapendo ricorere ad altro rimedio humano, ricordandosi delle grazie che havea inteso d’altri, che questa Vergine della Quercia dispensava a suoi devoti, non mancò di invocarla con viva fede, dalla quale ottene imediatamente la grazia di sua salute.

 

 

 

 

GRADOLI(VT)

 

Fabrizio(Fabbiano) di Dionisio – 1524

 

 "Fabbrisio di Dionisio da Gradoli pescatore non volendo dare il suo pescie che haveva nella barca ad uno certo dalle Grotte di S. Lorenzo li fu dato del'accetta sopra il capo et il compagno li diede con una arme in asta nel ventre che uscivano le budelle, si raccomandò alla Madonna della Quercia et sanato in breve portò il suo voto grande, con la detta relatione 1524 alli 27 d'Aprile F. Tom[as]o Bandoni".

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


             ( Acquerello- 1619-tratto dal “Libro dei Miracoli” p.146 - Bibl. Besso -  Roma )

                                                                                     

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T. Bandoni ms. 1625 c. 35 e 35v)

Una poliza di grazie un certo uomo da Gradoli pescatore chiamato Fabiano di Dionisio alla quale[ Madonna della Quercia] ogni sabbato offeriva una corona con il digiuno, havendo presa una certa quantità di pesce nell’arrivare alla riva del lago, comparse uno di S.Lorenzo per comprare di quel pesce, e non esendo d’accordo del prezzo, il compratore  infuriato li tirò con l’alabarda nel ventre donde uscirono fuori le budella, et il compagno del dett’huomo gli tirò con l’occhio dell’accetta sopra il capo, e per forza gli portarono via il pesce. Comparse l’aiuto di Maria Vergine, e la poliza di cambio sottoscritta poiché essendo  condotto alla propria casa e non trovandosi cirusico che lo medicasse un pellegrino , ma pamente si può credere fosse un Angelo, venne e si offerì di medicarlo dicendo la Madonna della Quercia tua avvocata ti sanarà, et arrivato il cerusico nel levare la fascia posta dal pellegrino trovò la ferita sanata con le budella dentro al corpo e quella del capo senza niuna sorte di male.

 

 

 

Oriante Galeotti- 1632

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 


(T.Bandoni 1634 p.59)

 

A di 10 settembre 1632, Oriante Galeotti da Gradoli essendo infermo, e tutto il corpo giallo per un mese continuo, con molti altri accidenti, non valse altro rimedio, che la gratia della Madonna, alla quale di tutto cuore s’era raccommandato, et in capo a due giorni guarì di tutti i mali

 

 

 

 

 

 

Baldassarre - 1652

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( V.Malanotte 1666 p. 209)

 

 

 

 

GROTTE di CASTRO (VT)

 

Santa d’Angelo - 1660

 

 
 

 

 

 

 

 


Malanotte 1666 p. 231

Nunziano(Numeriano) Pacifici – 1681

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


                                                   (G. Ravicini 1701-1702 pp. 404-405-406)

 

 

 

Teodora Antonia Benedetti – 1714

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( A.S.M.Q. vol .127 c. 60)

 

 

 

Teodora Antonia Benedetti di Viterbo habitante alle Grotte di S.Lorenzo havendo patito una grave infirmità in ambedue le gambe per lo spazio di quindici in sedici anni senza che havesse potuto ricevere giovamento dalli moltissimi medicamenti che in tanti anni vi applicò; nel mese di luglio 1714 gli si aggravò l’infirmità e l’obligò a mettersi in letto senza potersene alzare in alcun modo.

Si raccomandò alla Beatissima Vergine della Quercia, in breve principiò a megliorare et in un mese fu affatto sana, ne mai più vi ha patito alcun male.

 In questo giorno quattordici ottobre 1715 è venuta a ringraziare la Beatissima Vergine sua liberatrice, et in segno della grazia singolare ricevuta ha portato due gambe d’argento.

Fra Angelo Maria Crispoldi sagrestano maggiore mano propria

 

 

 

 

 

ISCHIA di CASRO(VT)

 

Lucantonio di Giulio– 1584

 

 

 

 

( T.Bandoni 1631 p. 95-96)

 

 

 

 

 

 

In Istria castello del serenissimo duca di Parma, si ritrovava un certo huomo detto Lucantonio di Giulio, il quale essendo contumace della Corte, falsamente querelato, vedendosi avicinare il barigello si mise in fuga, et havendo corso  per lo spatio di un quarto d’hora, non potendo più correre, trovò un pozzo voto, dove era stato grano, ma dismesso, e si gettò dentro di quello; et arrivato al fondo percosse essendo caduto tra sassi, et altre sporcitie e quasi che mezo morto, fu da un serpente assalito e se gli avoltò al collo, stringendolo di tal maniera, che gli pareva di affogare, et in questo mentre racomandandosi alla Madonna della Quercia, chiedendo a questa aiuto, non potendosi liberar dal serpe; cosa mirabile fu che il serpe si snodò dal collo del detto Lucantonio e si pose vicino al detto senza nuocerlo in cosa alcuna, et essendo stato quivi tutta la notte e buona parte del giorno seguente, senza humano aiuto, seguitava a raccommandarsi alla Madonna, onde sua moglie venne ispiratione che il detto Lucantonio fosse caduto in qualche pozo, et andandolo cercando in breve trovò il luogo dove era caduto e cavandolo fuori, il tutto si attribuì alla Madonna Santissima della Quercia e portò il voto dipinto in tavola con la sopradetta relatione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( N.M.Torelli 1725 p.280-281)

 

 

(non può essere 1637 perché il Bandoni scrive il suo libro dei miracoli nel 1631; infatti la data del miracolo  è 1584)

 

 

 

 

 

 

 

Figlio di Diambra di Benedetto– 1709

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(A.S.M.Q. Vol. 127 c. 48)

 

A di Primo Aprile 1709

Venne da Ischia Diambra di Benedetto di Stefano a rendere gratie alla Beatissima Vergine con un suo figlio, il quale essendo nel mese di settembre infermo con i morviglioni tutto gonfio specialmente nella testa, non vedeva più lume e era divenuto un mostro, spedito gia  e quasi agonizante fu raccomandato a questa Santissima Vergine dalla sua madre, e subito  migliorò e perfettamente guarì e venne in persona alla visita della sua liberatrice e raccontò la detta gratia alla mia presenza e d’Andrea Spirito di Suriano casato in Bagnaia e Bartolomeo di Gasbarro qui sottoscritti segnati , et in fede .

 

 


                  Andrea Spirito di Suriano             (croce) per non saper scrivere

 


                Segno di                Bartolomeo di Gasbarro per non saper scrivere

 

 

Fra Angelo Maria Crispolti sottopriore, sagrestano maggiore mano propria

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( N.M.Torelli 1725 p. 351)

 

 

 

 

 

 

Giulia– 1716

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 


(A.S.M.Q. vol. 127 c.61v)

 

 

Giulia Moglie di GiovanPietro d’Ischia di Castro nel mese di settembre prossimo passato 1716 : disperata gia da’ medici , e munita di tutti li santissimi sacramenti per un’infermità di febre sofferta per lo spazio di tre mesi continui, avvotita dal suo marito a questa Santissima Vergine, in breve uscì di pericolo e poi perfettamente risanò. In questo giorno diciotto maggio[1717] è venuta assieme con il suddetto Giovan Pietro a ringraziare la Beatissima Vergine

Fra Angelo Maria Crispolti Sagrestano Maggiore mano propria

 

 

 

 

 

 

 

MARTA (VT)

 

Luca Bonucci – 1625

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T. Bandoni 1625 ms.c.136)

 

Un altro fatto simile alli 19 di maggio 1625 di uno figliolo detto Luca d’età di anni sei essendo stato amalato di febbre, già tenuto morto e lavatolo per vestirlo, il padre suo GiovanDomenuco Bonucci da Marta con lagrime lo chiese alla Madonna della Quercia et ecco che alla voce della Madonna il figlio ritornò in vita, et il putto è venuto col padre suo et madre et hanno fatto questa relatione con testimoni sottoscritti

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T.Bandoni 1634 p. 35)

 

A di 28 settembre 1632. Giovan Domenico Bonveri[Bonucci] disse un fatto degno d’eterna memoria, come l’anno 1625 un suo figliuolo detto Luca d’anni 6 era stato in fin di morte per le febbre continue, non pigliando niente, pianto come morto, apparecchiati li vestiti per la sepoltura, e la sera, con molte lagrime si chiamava la Madonna della Quercia, che facesse quello, che era più espediente per esso Luca; subito li tornò la perduta sanità, come appare per voto e relatione sottoscritta da molti testimonij.

 

 

 

Margherita Ciotti– 1632

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


          ( V. Malanotte 1666  p. 147)                                      ( A. Borzacchi 1696  p. 182-183)    

      

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(N.M.Torelli 1725 p. 164)

 

 

 

 

 

 

MarcAntonio Tramazzuolo

e Pomponia Dolce – 1633

 

 

(T. Bandoni 1634 p.83)

Nell’istesso tempo[13 marzo 1633] Marc’Antonio Tramazzuoli da Marta, assieme con donna Pomponia Dolce sua consorte, dissero d’esser tutti doi stati ammalati di pericolosissima infermità  affatto spediti da medici, che fu alli 15 di settembre passato  e facendo ambedoi voto alla Vergine della Quercia ricuperorno la pristina sanità.

In segno della ricevuta gratia portorno il lor voto con la relatione

 

Francesco e Giuseppe   Orioli– 1640

 

 

 

 

 

Hippolito  Horioli da Forlì habitante a Marta, condusse a questa Santa Vergine dui suoi figliolini, il maggiore di quattro anni chiamato Francesco, quale sino alle fascie era stato guasto in modo dalle streghe che il filo della schiena appariva rotto affatto, non potendosi muovere ne caminare onde era inhabile ad ogni cosa; il secondo figliolo minore chiamato Giuseppe, haveva il medesimo male anzi stava peggio essendo anch’esso stato guasto dalle streghe: volse però il padre, che tutti dui li figlioli fussero unti dal padre sacrestano, con l’olio della lampada, che avanti questa santa Imagine arde, e raccomandandoli alla Madonna per la sanità d’ambidoi, alla presenza di tutti con infinita maraviglia, furno restituiti in sanità e per segno di gratitudine ordinò il padre delli detti figlioli, che si facesse un voto d’argento, havendo lassato alla chiesa l’elemosina per questo effetto. 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


   

                                                                

 

 

 

( G.Galesi p.151-152)

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 


( N.M.Torelli 1725 p. 141)

 

 

 

Antonio Carota– 1641

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( A. Borzacchi p.249-250)

 

Arcangelo Fanelli – 1688

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(A.S.M.Q. vol.127  c.25)

 

A di primo luglio 1688

 Arcangelo Fanelli da Marta havendo una cherubina in mano carica a palle  trovandosi con Domenico di Bartolomeo , et altri in campagna, e dicendo questi che non era carica, il detto Arcangelo disse, o sentite un poco, se è carica e sparò, e nello sparare gli crepò e fu tanto vehemente lo scoppio ch’il fucile andò molti passi lontano e non fu più ritrovato , a quest’accidente si raccomandò subito alla Beatissima Vergine della Quercia, dalla quale disse haver ricevuto altre gratie, e non ricevè nocumento alcuno, il che da tutti fu  ritenuto gia singolarissimo tanto più che poco mancò che non ammazasse il detto Domenico; e il giorno seguente, ch’era il giorno della Visitazione venne a portare la detta cherubina , e testificò in presenza de padri quanto sopra ringraziando la Madonna Santissima.

 

 

 

 

 

 

Domenico di Giuseppe– 1714

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( A.S.M.Q. vol.127 c. 32v)

 

A di 22 agosto 1704

               Domenico di Giuseppe da Marta essendole calate le cataratte ad ambedue gl’occhi e rimasto affatto cieco, doppo haver tolerato tre anni continui la cecità s’invotì alla Madonna Santissima della Quercia e subito gli si dileguarono le caligini; onde ricevuta miracolosamente perfetta la vista venne il giorno et anno sudetto  a rendere in questa chiesa le dovute gratie raccontando il fatto, che fu scritto dal sopradetto padre sagrestano maggiore [ fra Angelo Maria Cavallucci] e da me riportato in questo libro.

              In fede

Fra Giovan Antonio Manelli mano propria

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 


(N.M. Torelli 1725 p. 269)

 

 

 

 

 

 

Agata Felice di Bartolomeo– 1714

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 


(A.S.M.Q. vol. 127  c.58)

A di 23 aprile 1715

Agata Felice di mastro Bartolomeo d’Annibale della terra di Marta fattasi casualmente con un zappone una piaga nella gamba destra, la tenne celata per lo spazio di cinque anni; ma cresciuto il male, fu obligata farsi medicare dal chirurgo, che non gli apportò nessun giovamento, anzi peggiorò e crescé di tal sorte la piagha, che gli si vedeva l’osso della gamba, e per la veemenza grande del dolore stiede tre giorni senza poter parlare; fece voto di venire a visitare scalza questa Beatissima Vergine, alla quale si raccomandò con vero cuore; principiò subito a migliorare, gli cessò il dolore, riprincipiò subito a parlare, et in soli due mesi perfettissimamente guarì con stupore del medesimo chirurgo e d’altri che l’havevano stimata spedita.Ciò successe l’anno ultimamente scorso e nel sudetto giorno venne a sodisfare il suo voto, et a ringraziare la Beatissima Vergine.

Fra Angelo Maria Crispoldi sagrestano maggiore mano propria

 

 

 

Giuseppe di Pasquale Pescia– 1714

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( A.S.M.Q.  vol.  127  c.58)

 

 

 

 

 

A di 23 aprile 1715

Giuseppe di Pasquale Pescia dell’Aquila ammogliato in Marta ritrovandosi infermo con la puntura per la festa di Natale prossima passata, fu spedito da medici, per il che confessato e riceuti tutti li Santissimi Sacramenti si ridusse all’agonia di morte, nella quale con l’assistenza continua de sacerdoti perseverò per quattro giorni continui, in tale stato fu da Orsola di Giovan Battista Durizij della medesima terra di Marta sua Moglie raccomandato alla Beatissima Vergine della Quercia, che fatto voto di venirla a visitare l’unse con viva fede con l’oglio della lampada di questa Santissima Vergine, subito gli cessò la febre, uscì da ogni pericolo, e poi risanò perfettissimamente; e nel sudetto giorno venne a sodisfare assieme con la sua consorte il voto fatto dalla medesima e ringraziò la Beatissima Vergine  sua liberatrice.

Fra Angelo Maria Crispoldi sagrestano maggiore mano propria

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( N.M.Torelli 1725 p. 180)

 

 

 

 

 

 

 

MONTALTO di Castro (VT)

 

Pacifico Caprini – 1536

 

 

 "Pacifico Caprino corso da Montalto ritrovandosi malato nel convento della Madonna della Quercia con febbre acuta con grande sete, si levò di letto, et rimirando la cisterna diceva o Madonna della Quercia vorrei bere della vostra acqua ne havendo chi ce la portasse, venne un giovanetto et li disse che la Madonna li ridava questa acqua et subito bevuta fu sanato 1536 che però fece la cappella della pietà".

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

             ( Acquerello- 1619-tratto dal “Libro dei Miracoli” p.134 - Bibl. Besso -  Roma )

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


                                            

                                                  (A.S.M.Q. vol.115 c43-43v)

 

 

 

 

1545

Nota come l’anno 1545 i di 22 di dicembre messer  Pacifico da Montalto manifestò et disse in presenza del padre priore frate Francesco Dini da Firenze et il padre sottopriore frate Genesio da Lucha et del padre frate  Philippo Peraccini da Pistoia sindico del convento, et d’altri frati qualmento trovandosi il predetto messer Pacifico corso da Montalto capitano et bargello della piaza di Viterbo, si infermò di tal sorte, che persa ogni speranza del conseguire la pristina sanità, si fe portare qua al convento, et sytando in una cammera in sul pontile facto spacciato da dui peritissimi medici, un giorno in sul mezzo di stando il supradecto messer Pacifico con una grandissima arsione, et sete inenarrabile, essendo lassato solo dal infermario et servidori in nel lecto in tanta debilità et magrezza che il corpo tochava le reni et non havia volsuto altro che bere, et nemo illi dabat de consilio medicorum, sentì muover le sechie della cisterna, onde si deliberò di uscir de lecto il meglio che posseva, et uscito della cammera gittarsi dal pontile giu nel chiostro dove era la cisterna, et tucto tracto dalla inestinguibil sete, et venuto alla porta della camera nudo, si fermò et vedde dui che tiravano l’acqua vestiti di camice bianche alla contadina, et tratta una sechia uno di quelli comincia a bere, il che vedendo messer Pacifico si raccomandò alla Madonna et voltandosi a quelli che bevevano diceva “ O la Madonna te la faccj buona, la Madonna te la faccj santa “, più volte similia replicando. O mira res , subito sentì nella gola sua come una canna di diaccio et tanta acqua beveva quello tanta sentiva entrare nel corpo suo. Et porgendo questo la sechia a quel altro et epso bevendo  tucta l’acqua sentiva entrare nel suo corpo, il supradecto messer Pacifico quantunche lontano dalla sechia et così bevendo quelli due volte per uno tucta l’acqua che epsi bevevano sensibilmente sentia intrare nel suo corpo adeo che li ingrossò grandemente, et li passò ogni sete di subito et tornandosi a lecto sadormentò et dormì parechie hore et desto si sentì tucto riauto senza arsione di febre et sete ma rihauta la voglia del mangiare ne domandò dicendo non haver più sete , ma fame et diceva haver beuta una sechia d’acqua, perché tucta se la sentiva in corpo non altrimenti che se lui havesse hauta la bocha alla sechia quando li sopradecti bevevano et tanto epso confessò et disse che non credeva quelli dui homini risevessino acqua in corpo quantunche epsi la bevessino ma che tucta per virtù divina epso bevessi et non epsi. Et disse epso credeva non fusseno stati homini veri ma dui angeli. E doppo questo miracolo prese tal miglioramento che desperato della sanità fu fuori d’ogni pericolo et obtenne la pristina sanità et di poi tanto devoto della Madonna che ha facta fare una cappella in chiesa nostra dove vuole sia la sua sepultura et più volte ha facte al convento largissime elemosine di bovi pil nostro uso del lavoreccio che facciamo intorno al convento et cavalle et vache et altre cose adeo che epso è uno de precipui benefactori di questo luogho et epso convento è tenuto sempre pregare per l’anima sua

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


(A.S.M.Q. vol. 113 c.8v-9)

 

Giovan Battista Caprini – 1623

 
 

 

 

 

 

 

 

 


(T. Bandoni 1628 p.114)

 

 

 

 

 

Giovan Giacomo Cordelli – 1581

 

 

 

“ L'anno 1581, un frutto piccolo figlio del Sig. Cesare Cordella detto Giovan Giacopo di anni tre in circa, stan­do in braccio a una giovanetta serva di casa, la quale si nominava Hipolita di Lanzi,mentre che stava sopra il primo porticale con detto putto affacciata, quale era alto più di venti braccia, nel cortile abbasso stava un certo huomo con un canestro di frutti, il quale veduto dal putto, fece tanto impeto, e movimento e frutti, che traboccò e cascò con l'istessa serva abbasso nel cortile, il che veduto, mosse tanto la madre a pianto e gridi, chiamando la Madonna della Cerqua, che aiutasse il figlio, e la serva, e se bene apparvero ambedueacciacati, nulladimeno non vi fu rottura alcuna né nell'uno né nell'altra e questo fatto miracoloso fu attribui­to alla Madonna Santissima della Cerqua".                                                                                                                                                (Bandoni 1628, p. 153)

 

 

 

 
Casella di testo:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


             ( Acquerello- 1619-tratto dal “Libro dei Miracoli” p.218 - Bibl. Besso -  Roma )

 

Giovan Giacomo Cordelli – 1616

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 


(Cordelli GianGiacomo – Lunetta ChiostroFontana) 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T. Bandoni 1628 p.189)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( N.M.Torelli 1725 pp. 249-250)

 

 

 

 

Camillo di Benedetto– 1628

 

 

 

(T. Bandoni 1631 p.186)

A di detto[3 giugno 1629] Camillo di Benedetto da Montalto disse che del mese di Settembre passato 1628, gli venne un male al naso, il quale crescendo tuttavia gli consumò in tal maniera il naso che lo ridusse in pericolo di morte, et ancorchè havesse applicati molti rimedij, niente gli giovorno: pregò anch’egli questa gloriosa Madre a volere operare in lui gli usati effetti, domandandoli la sanità, e fu ancor egli sanato, portando pertanto benefitio il suo voto, e la sopradetta relatione.

 

Marco Carpentieri – 1629

 

 

 

( T.Bandoni 1631 pp.178-179)

Et a 27 del sudetto mese[ gennaio 1629] comparse Marco Carpentieri da Montalto di Farnese, il quale disse che il mese di gennaro passato essendo ammalato per essere travagliato in ambedue le gambe, che non trovava riposo, e non poteva ne anco giacere in letto, tenendo per un mese continuo le gambe alzate alla muraglia, poiché quando le abbassava gli pareva di havere la corda, e non si trovava da i medici cosa che gli giovasse, parendole che l’ossa delle sue gambe fossero ripiene di dolore; et havendo invocata la Madonna della Quercia ricevè da quella la pristina sanità; e così è venuto egli istesso a piedi a portare il suo voto e la sudetta relatione

 

Vincenzo Panicale– 1629

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T.Bandoni 1625 ms. cc.120- 120v)

 

 

 

 

 

...è sopra di questa quercia [ Gesù] fanciullino con una rondinella in mano stando in gremio della Madre seggio di misericordia, non per altro pare che vi stia se non per accogliere li caduti, et a quelli donare la sua misericordia, come si vede al presente d’un certo huomo viterbese detto Vincenzo  Panicale pittore, il quale ritrovandosi in Montalto a dormire  in una casa alli due hore di notte gli cascò adosso tutta la casa con due palchi, e le pareti in tal maniera si sentì il peso sopra di se, che non potendo raccomandarsi con la lingua con il cuore invocò Christo e la Madre della Quercia che gli sollevasse il peso, e subito parve d’addormentarsi, e doppo cinque hore fu trovato sotto quei sassi con grandissima copia di materie  sopra il suo corpo, in tal maniera che da tutti fu giudicato morto, nulladimeno : suscepit Israel puerum suum, la Madre lo rese sano e salvo come quello che sempre l’haveva hauta in devotione, et al presente più che mai la visita, e s’affatica in lavorare per detta chiesa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T. Bandoni 1636 pp.50-51)

 

 

 

 

 

 

 

 

Antonio di Natale– 1699

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 


(A.S.M.Q.  vol. 127 c. 29)

 

A dì 18 agosto 1699

Antonio di Natale da Imola habitante in Monte Alto di Castro essendo infermo gli venne un male grande negli occhi che lo privò totalmente della vista et andava per Monte Alto  con la guida, essendosi raccomandato con fede viva a questa Beatissima Vergine della Quercia, recuperò la vista et venne qui in persona et portò il voto di argento et io sono testimonio di questa.In fede

Casella di testo: + di Antonio Natali

Fra Filippo Maria Gonzales sagrestano maggiore mano propria

 

 

Francesco Caminati– 1733

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( A.S.M.Q. vol. 127 c. 71v)

A dì 27 ottobre 1733

Francesco Caminati  da MontalAlto d’anni trentacinque essendolgli venuta una fistola nell’occhio destro, accompagnato con una febre maligna, disperato da medici. Ricorse alla fonte delle gratie di questa Beatissima Vergine unico conforto nelle bisogna. Immediatamente pigliò il legno con viva fede , ricuperò la sua salute.

Fra Innocenzo Gorizutti sagrestano maggiore mano propria

 

 

 

 

PIANSANO(VT)

 

Pasquale di Matteo – 1630

 

 

 

 

 

( T. Bandoni1634 pp.31-32)

 

A di 13 giugno 1631. Pasquale di Matteo da Pianzano alli 12 ottobre dell’anno passato li fu tirata un’archibugiata con palla e palline, la palla passò dall’uno e l’altro fianco et uscì fuora, ma le palline in diverse parti del corpo si divissero; e per le ferite mortali, era opinione del cerusico che non potesse campare; il che antivedendo il ferito , si raccomandò di tutto cuore alla Gloriosa Madonna della Quercia, dalla quale ricevè la gratia in breve tempo, uscendoli da trenta palline dalla vita . Portò il suo voto venendo di persona a ringratiare questa Santissima Vergine

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giovanna di Giuseppe– 1704

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( A.S.M.Q. vol.127 c.32v )

 

A di 4 settembre 1704

Giovanna di Giuseppe da Pianzano luogo dello stato di Valentano, essendo stata per un anno continuo in letto per non potere a causa di atrocissime doglie muovere alcuna parte del corpo, quando già ogn’uno credeva che havesse a finire così miseramente la vita, s’invotì ella e promise di venire a visitare la Madonna Santissima della Quercia, se recuperato havesse la sanità; e fatto il voto subito guarì, et uscì di letto con stupore di tutti li paesani che concorsero a vederla liberata per miracolo. Rese ella et i paesani gratie alla Beatissima Vergine et il detto giorno espose in questa chiesa il fatto et in fede,

Fra Giovan Antonio Manelli mano propria

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PONTE dell’ABBADIA(VT)

 

 

Girolamo Petroni – 1523

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


                    ( T. Bandoni 1631pp.28-29)

 

 

 

Vedi CANINO

 

 

Nel 1523 Girolamo Petroni da Canino ritrovandosi al Ponte dell’Abbadia dello Stato di Castro, fu incontrato da certi ladroni e tenendolo gli domandarono quanti danari portava a i quali rispose che solo haveva 22 paoli e con volto allegro più che puotè gli l’offerì; ma i ladroni increduli gli diedero 22 ferite, 8 sopra del capo, 3 nella gola, 5 nelle braccia, una nel fianco e 3 nella coscia e l’altre verso i piedi; per la qualcosa il meschino cominciò a raccommandarsi alla Madonna della Quercia, sperando con questo merito di ritornar nella pristina sanità. Maravigliosa cosa fu che in termini di dieci giorni sanarono tutte quelle ferite mortali. E di questo ancora c’è la statua.

 

 

 

 

 

 

 

TESSENNANO(VT)

 

Andrea d’Agostino – 1632

 

 

 

 

 

 

( T.Bandoni 1634 p.103)

 

Nell’istesso giorno[15 maggio 1633] venne Andrea d’Agostino da Tessennano d’età d’anni 26, e disse come l’anno passato ritrovandosi con una noiosa infermità , essendosegli  enfiato tutto il corpo come un’otre, non poteva per tal causa respirare, se non con gran fatica, impedendogli il camino, et il mangiare; v’era ancor di più la febbre, che non lo lasciava mai, sotto a questo modo molto tempo, nel quale havendoci i medici applicati di molti rimedij, non si vedeva miglioramento alcuno, ne si poteva assolutamente sapere, che male fosse. Si raraccommandò a questa Vergine, subito cominciò a sgonfiarsi, e tornato del tutto il male indietro, restò sano e libero. In segno di ciò è venuto a rendere le debite gratie a questa Vergine, portandovi il voto e dando la detta relatione con testimonij.

 

 

 

 

 

 

VALENTANO(VT)

Pestilenza 1630

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Camillo Vespasiano – 1633

 

 

 

 

 

 

 

(T. Bandoni1634 p.93 )

 

 

 

 

A di 3 d’aprile 1633. Camillo Vespasiano da Iappe villa di Cascia, habitante in Valentano gli venne un dolore così eccessivo nel braccio manco e pigliando tutta la mano, non lo lasciava dormire ne giorno ne notte, privandolo anco di poter pigliar cibo per il gran dolore. Stette così otto giorni continui. Si raccommandò alla Madonna della Quercia, chiedendogli che in vece di quel dolore l’havessi mandato una febbre, che l’havrebbe sopportata più volentieri. Appena hebbe ciò detto, che la Madonna non solo non li mandò la febbre, ma gli levò affatto il dolore che haveva, rendendolo del tutto sano. E’ venuto a portare il suo voto, sottoscrivendosi di propria mano a quanto di sopra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Felice di Giovanni Lillo – 1633

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( T. Bandoni 1636 p.140 )

 

 

 

 

 

Pietro Mattia  – 1660

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( V. Malanotte 1666  pp. 216 – 217)

 

 

 

 

 

 

 

 

Luca Zappoli – 1719

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( A.S.M.Q. vol.127 c.65v )

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A di 27 dicembre 1719

Luca Zappoli da Modena habitante in Valentano a di 23 di agosto prossimo passato ad ore due di notte in circa trovandosi in una vigna quattro miglia lontano da Orbitello gli fu tirate due archibugiate a palle et a quadrelle, uno  di essi archibugij non prese fuoco e l’altro facendo fuoco colse il sudetto con una palla in petto e con trentatre quadrelle nella vita , disperato per ciò da medici della salute raccommandossi alla Beatissima Vergine della Quercia con viva fede et in capo d’otto giorni miracolosamente si trovò guarito con abilità di poter caminare, e doppo altri sette giorni caminò speditamente et in questo di 21 venne a sodisfare al voto  che fece cioè di visitare questa Santissima Imagine e di confessarsi e communicarsi e fece in rendimento di grazie celebrare una messa.

Fra Antonino Borione sagrestano mano propria

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


( N.M. Torelli 1725 pp. 151-152)